Sinistri scricchiolii nella giunta provinciale di Viterbo dopo il passaggio del capogruppo dei comunisti italiani Riccardo Fortuna a Rifondazione. Il presidente Alessandro Mazzoli, con una «excusatio non petita» si è affannato ad assicurare che non è previsto alcun rimpasto, almeno fino alle elezioni politiche. Il fatto stesso che abbia chiamato di persona le redazioni dei giornali locali per escludere la sostituzione del chiacchierato assessore allAmbiente Stefano Di Meo (Pdci), la dice lunga sulla concreta possibilità che lavvicendamento sia, in realtà, dietro langolo.
La coalizione di centrosinistra che appoggia Mazzoli, affermatasi solo grazie a imprevedibili manovre orchestrate da personaggi locali, ora appare in fibrillazione. I veleni che si respirano sono la conseguenza diretta dei patti pre-elettorali che ora si scontrano con veti incrociati e con le liti derivanti dalla conduzione troppo «disinvolta» di alcuni assessorati. Ogni argomento rischia di diventare materia materia di contrattazione e poi di scontro. Lassessore Di Meo, per esempio, con il passaggio di Fortuna a Rifondazione, è rimasto senza alcun supporto in Consiglio provinciale e i partiti dellUnione si stanno accapigliando per impadronirsi dellassessorato allAmbiente che, nella precedente giunta, era stato il vero «fiore allocchiello» del centrodestra. Nellultima riunione della Commissione ambiente due consiglieri di Rifondazione e un verde, che non fanno mistero delle accuse mosse a Di Meo, ne hanno sostanzialmente chiesto la rimozione anche se si sono trincerati dietro un ufficiale «no comment». Anche il capogruppo della Margherita ha parlato della necessità di una «verifica» urgente riferendosi, appunto, al caso-Di Meo. E in più cè un altro scontro sulla spartizione dei posti negli enti partecipati.
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