Sipario sulla vecchia Lega Ora si riparte da Balotelli «il padano dalla pelle nera»

L’ultimo giorno della vecchia Lega, in fondo è il tentativo collettivo, qui al forum di Assago, di convincersi che la versione 2.0 non è la fine, ma un nuovo inizio. «Arriveremo alla Lega 10.0» si fa coraggio Roberto Calderoli. «Continuità nelle idee, rinnovamento nelle persone» è lo slogan di Matteo Salvini. E poi tutti, capigruppo e segretari, a dire che «il Nord siamo noi e non c’è Grillo che tenga», come fa la ligure Sonia Viale, e che mica è vero che qui ci si scanna, «quella fra Bossi e Maroni degli ultimi mesi era una recita, Umberto doveva fare melina perché anche fra i tesserati ci sono degli imbecilli, e hanno cercato di alzare uno steccato di calunnie fra i due», è la versione pacifista di Erminio Boso. Il vecchio capo non s’è fatto vedere. Non che lo aspettassero: l’unico striscione è dedicato a «un grande Bobo» sugli spalti. Vuoti, gli spalti, e anche questa non è stata una sorpresa. «Oggi c’erano solo i delegati, presenti al 76%, per fortuna - dicono i responsabili dell’organizzazione - La vera prova è domani: se arrivano in pochi non sarà un bel segnale». Nel dubbio, i pullman ai militanti li hanno pagati le sezioni, ché «dopo quello che è successo con che faccia gli chiedi soldi per venire qui?».
Già. C’è anche qualche sfogo. Il cerchista Giovanni Torri demolisce Salvini e accusa Maroni di non farsi mai vedere al bar. Il modenese Stefano Corti è amaro nel chiedere un mea culpa collettivo, perché «non abbiamo avuto il coraggio di rompere le balle sulla trasparenza, mentre un tesoriere con la faccia da Al Capone si prendeva i nostri soldi», e il marchigiano Sandro Zaffiri rimpiange i tempi in cui «ci davano dei razzisti, mentre ora ci danno dei ladri».
Il passaggio di testimone tra la Lega vecchia e quella nuova ha le facce dei due Mario di giornata, Borghezio e Balotelli. Il vecchio simbolo del folklore che fu, presenta una mozione per chiedere che il Carroccio non rinunci alla via indipendentista, ma soprattutto chiede di non diventare un ferro vecchio: «Non mi sono candidato contro Maroni per lealtà. Mi aspetto che la componente indipendentista venga riconosciuta, non solo tollerata, come terza posizione fra bossiani e maroniani, con diritto di tribuna a Pontida». Ma se salisse sul palco, oggi Balotelli vincerebbe la sfida dell’applausometro con Borghezio. Non conta che sia «negro», e neppure che sia l’eroe della Nazionale. Lo stesso Borghezio lo battezza «padano con la pelle nera», del resto è cresciuto in Franciacorta e parla perfettamente il bresciano. Calderoli dice che «è meglio dell’altro Mario, Monti». Jonny Crosio, deputato della Valtellina, la mette così: «Sono interista e Balotelli è stato interista». Tutti gli altri il nome dell’attaccante lo sussurrano soltanto, ma è solo per non scontentare la base, che ancora su Radio Padania ascolta le telecronache «anti-Italia». E qui, l’unico che la finale se la perderà è Salvini: «Ceno con la morosa».
Le altre due facce simbolo sono la bionda Nadia Dagrada e la bruna Isabella Votino. La segretaria di via Bellerio, quella delle intercettazioni con Francesco Belsito, seduta in seconda fila alla destra del palco, sventola un ventaglio col Sole delle Alpi. L’ex tesoriere ha lasciato dei conti che al successore Stefano Stefani fanno dire che «non ne posso più, a ogni sasso che sollevo ci trovo della m...». Nadia però è qui, e se le domandi con che faccia, ti mostra il cartellino di delegata nazionale. La portavoce di Bobo sta dal lato opposto, in prima fila. Lima, corregge e riscrive il discorso che Bobo farà oggi, schivando invano chi sbircia. Inizia con un «ci siamo», chiede «una squadra forte» e di «lavorare sodo e lavorare tutti». Prevede un segno di pace, visto che c’è un tratto di penna sulle «fosche previsioni delle cassandre».
Il resto sono i capannelli. Boso non rinuncia a dire che «abbiamo sbagliato, a Roma dovevamo andarci con venti fucili, lo dissi a Umberto: siamo in 1.500 pronti a morire». Andrea Gibelli, numero due di Formigoni, promette che «non regaleremo la Lombardia alla sinistra», lasciando intravedere che se ci sarà un candidato leghista, il Carroccio potrà allearsi col Pdl a livello nazionale, fissando di fatto la data al 2013, con le Politiche. Salvini boccia la mozione di Massimo Polledri, che con altri 49 chiede di occuparsi di temi etici: «Dividono, e noi dobbiamo unire» avverte.

Indossa i bermuda e la maglietta della Lombardia, Salvini, segno che in fondo non proprio tutto è cambiato. Anche se Tosi conclude il suo intervento così: «Viva la Lega, viva la libertà, viva Maroni». Dimenticando Bossi.

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