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Siria, almeno quattro sacerdoti sequestrati nell'ultimo anno

Sequestrati due arcivescovi di Aleppo. Mancano anche un prete cattolico e un ortodosso

Siria, almeno quattro sacerdoti sequestrati nell'ultimo anno

Una sorte comune, come lo stesso è il credo religioso professato, seppure declinato nelle molte possibili accezioni del cristianesimo. Sono almeno quattro i religiosi rapiti nella Siria di Bashar al-Assad di cui, a distanza di mesi dal loro sequestro, si sa poco o nulla.

Se per il gesuita italiano padre Paolo Dall'Oglio non è ancora certo si possa parlare di un sequestro vero e proprio, unicamente per la mancanza di una conferma ufficiale, non ci sono dubbi sulle sorti di altri due sacerdoti, Michel Kayyal e Maher Mahfouz. Rapiti entrambi a febbraio di quest'anno, non hanno più fatto ritorno alle comunità di appartenenza.

Kayyal, 27enne prete della Chiesa cattolica armena di Aleppo, è stato rapito a pochi chilometri dalla città, mentre si allontanava a bordo di un bus, in direzione Beirut. Nelle sue intenzioni un viaggio che doveva portarlo a Roma, dove ha studiato per alcuni anni. Un percorso che si è interrotto bruscamente, quando un manipolo di ribelli ha costretto il pullman su cui viaggiava a fermarsi. Kayyal, riconosciuto dalla tonaca sacerdotale, è stato costretto a scendere dal mezzo di trasporto e a seguire gli insorti. Preso insieme a lui anche Maher Mahfouz, sacerdote greco ortodosso.

Difficile dire – le informazioni non sono molte – in mano di chi siano finiti. In Siria i gruppi che combattono il fronte lealista sono numerosi, animati da idee e obiettivi difficilmente riconducibili a un'unica matrice, dagli uomini di al-Nusra, che lottano per la creazione di un emirato all'Esercito libero, che vuole la caduta della “dinastia” degli Assad. Le richieste avanzate dai rapitori, che si sarebbero “accontentati” di una somma cospicua, rinunciando a uno scambio di prigionieri, hanno fatto pensare a un piccolo gruppo, poco interessato al valore politico del gesto.

Sulla sorte degli uomini rapiti fuori Aleppo avevano provato a fare luce due elementi di spicco delle Chiese di Siria, Paul Yazigi e Yohanna Ibrahim. Arcivescovi greco ortodosso e siriaco di Aleppo, i due uomini sono stati sequestrati, come i preti per cui cercavano una mediazione, il 22 aprile.

Il rapimento è stato attribuito a un gruppo formato da mujaheddin di origine cecena, che avrebbe poi ceduto i prigionieri per denaro a una secondo unità combattente. In Siria opera il Jaish al-Muhajireen wal-Ansar (Brigata dei migranti), la cui ossatura è formata da un nucleo di ceceni, a cui si sono uniti intorno al mese di marzo altre brigate ribelli. A guidarli un uomo del Pankisi Gorge, Abu Omar al-Chechen.

Yazigi e Ibrahim sono stati fermati a uno dei numerosi checkpoint disseminati sulle strade del Paese di Assad, nell'area di Aleppo. Erano di ritorno dalla Turchia, dove si trova parte della diocesi di Yazigi e dove si trovavano per mediare un accordo per la liberazione di Kayyal e Mahfouz. Con i due arcivescovi viaggiava anche un diacono, che faceva da autista. È stato freddato sul posto.

Se già non era e non è chiara la sorte dei due prelati, a confondere la situazione, nei giorni immediatamente successivi al duplice sequestro, anche le dichiarazioni delle Chiese di appartenenza, che hanno prima comunicato la liberazione dei sacerdoti, per poi tornare sui loro passi.

Incerte, infine, le sorti di padre Hassan Tabara, prete cattolico greco-melchita che sarebbe scomparso mentre si trovava a Damasco, in visita alla madre. Alle sorti dei religiosi sequestrati in Siria, bisogna aggiungere la morte di almeno una persona. Padre François Mourad, monaco eremita, è rimasto ucciso nel convento di Sant'Antonio a Ghassanieh, dove aveva trovato rifugio, probabilmente durante un saccheggio delle forze ribelli. Nel novero dei religiosi uccisi anche diverse persone di fede musulmana. Il nome più in vista era quello di Mohammad Said Ramada al-Bouti, la voce sunnita più influente tra i sostenitori di Assad.

@ACortellari

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