Gerusalemme - Fin dalla sua ascesa al potere, nel 2000, il raìs siriano Bashar El Assad ha voluto presentarsi in casa e all'estero come un giovane presidente dinamico, aperto, riformatore, un leader diverso dai vecchi dittatori al potere nel vicinato mediorientale. Con il passare degli anni e il susseguirsi delle crisi regionali - dalla guerra in Irak alla questione del nucleare iraniano fino alla recente ondata di dissenso regionale - il presidente Assad ha fatto molto per deludere le aspettative della comunità internazionale. In cinque settimane di manifestazioni contro il suo regime la brutalità usata nei confronti dei civili dalle sue forze di sicurezza e da lunedì anche dall'esercito ha portato il bilancio delle vittime a quasi 400, secondo l'Osservatorio per i diritti umani siriano.
Dopo la sanguinosa irruzione dei militari nella cittadina meridionale di Daraa, domenica, la repressione non si è fermata. In città si contiuna a sparare, hanno raccontanto testimoni, e nelle ultime ore nei sobborghi di Damasco e nella cittadina costiera di Jablah sarebbero state arrestate 500 persone. In alcune zone manca ancora l'elettricità, i telefoni non funzionano. I giornalisti stranieri sono stati banditi dal Paese.
Dall'estero arrivano unanimi le condanne della comunità internazionale: il premier turco Recep Tayyip Erdogan ha telefonato per chiedere moderazione; Silvio Berlusconi e Nicolas Sarkozy, assieme a Roma, hanno definito «inaccettabile»" la situazione in Siria; il ministro degli Esteri britannico William Hague ha detto che dopo gli Stati Uniti anche la Gran Bretagna, assieme ai partner europei, potrebbe pensare a sanzioni contro Damasco. Fino a quache settimana fa, sia Washington sia Bruxelles tentavano ancora la via del dialogo con il raìs.
Quando alla morte del padre - Hafez El Assad - Bashar è salito al potere aveva soltanto 34 anni. Non era stato destinato a un futuro da presidente. Il trono familiare sarebbe infatti dovuto passare al fratello maggiore Basel, morto però nel 1994 in un incidente automobilistico. È per questo che Bashar ha tagliato corto i suoi studi da oftalmologo a Londra per tornare a Damasco e prepararsi alla successione. Giovane, educato all'estero, in grado di parlare l'inglese e il francese, sposato con una giovane siriana cresciuta in Gran Bretagna, il delfino aveva tutti i connotati per far pensare a una nuova era di aperture, durata però pochi mesi. In casa, il suo regime non lascia spazio ad alcun dissenso e sul piano regionale sceglie l'antagonismo verso gli Stati Uniti e Israele e l'amicizia con l'Iran e gruppi armati come Hezbollah in Libano e Hamas nella Striscia di Gaza.
In undici anni di regno, molte sono state le voci di rivalità interne al regime. Le flebili inclinazioni riformiste del raìs sarebbero state soffocate dai membri del suo clan familiare, spiegano alcuni analisti. Bushra, la sorella maggiore, ha molta influenza a palazzo e non andrebbe d'accordo con la bella moglie Asmaa, finita poche settimane fa sulla copertina di Vogue e per alcuni unica figura capace di cambiare oggi il corso degli eventi grazie alle sue vedute liberali e alla sua influenza sul marito. Il fratello minore di Assad, Maher, considerato più duro di Bashar, è al comando della potente IV divisione dell'esercito, che sarebbe scesa in strada a Daraa.
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