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La Siria: «Se ci colpiscono rappresaglia devastante»

Ma Israele nega che siano previsti raid contro Damasco. E l’Iran: «Aggreditela e avrete perdite inimmaginabili»

Guido Mattioni

«Qualsiasi attacco israeliano contro la Siria susciterà una nostra risposta ferma, immediata, illimitata e con tutti i mezzi». Se non bastassero i fatti concreti (sotto forma di missili a lunga gittata) su Israele continuano a piovere anche le parole, le minacce, le peggiori e le più sanguinarie delle promesse. Così, al coro delle satrapie e delle dittature che assediano l’unica democrazia del Medio Oriente, ieri si è aggiunta anche la voce del governo di Damasco, da sempre grande burattinaio del terrore in quell’area del mondo.
Parole terribili che vanno ad aggiungersi a quelle giunte sempre ieri da Teheran. «Il regime sionista - ha mandato a dire per bocca del suo ministro degli Esteri, Reza Asefi, il presidente Mahmoud Ahmadinejad, dovrà - far fronte a perdite inimmaginabili» sul proprio fronte interno nel caso intendesse attaccare la Siria. Il delirio dell’uomo che nei suoi neuro-comizi ha ripetutamente invocato la cancellazione dello Stato di Israele dalle carte geografiche, è riecheggiato sempre ieri nelle parole della massima autorità religiosa della rivoluzione islamica, l’ayatollah Ali Khamenei. Che oltre a elogiare pubblicamente gli Hezbollah libanesi per la loro lotta contro «i sionisti», ha bollato questi ultimi come «un’entità malvagia e cancerosa, un tumore infetto».
La dichiarazione con cui Damasco ha annunciato la determinazione a rispondere «immediatamente» e «con ogni mezzo» a un eventuale attacco israeliano, è stata dettata alla Sanà, l’agenzia di stampa ufficiale, dal ministro dell’Informazione, Mohsen Bilal. Così la Siria ha replicato a quanto detto da Isaac Herzog, portavoce del governo israeliano, in un’intervista all’emittente statunitense Abc. «La responsabilità di quanto sta avvenendo ricade su quei due Paesi e vogliamo ricordarlo - ha ammonito Herzog riferendosi esplicitamente a Siria e Iran -. In ogni modo, in questo momento siamo concentrati sul Libano», ha aggiunto precisando così come Gerusalemme, almeno per il momento, non ha piani che prevedano attacchi contro i due regimi totalitari. Sempre ieri, l’ex ministro della Difesa israeliano, Shaul Mofaz, attualmente responsabile del dicastero dei Trasporti, ha reso noto come anche i razzi a lunga gittata che nella mattinata hanno colpito la città portuale di Haifa uccidendo otto persone sono stati forniti agli Hezbollah da Damasco. Nulla di nuovo, purtroppo, ha lasciato capire il ministro ricordando come «negli ultimi anni la Siria ha fornito molte armi agli Hezbollah e questi razzi ne fanno parte».
Inevitabilmente, il ruolo giocato dalla Siria e dall’Iran è rimbalzato fino a San Pietroburgo, a margine dei lavori del G8: quei due Paesi, ha detto il presidente americano George W. Bush dopo un incontro con il premier britannico Tony Blair, agiscono come ostacoli alla pace.

Di tutt’altro tenore - prevedibilmente - la versione del ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, che intervistato dalla Cnn ha affermato come a oggi niente consenta invece di stabilire che i governi di Teheran e Damasco siano implicati negli attacchi che da cinque giorni i guerriglieri Hezbollah stanno lanciando dal Libano contro il territorio di Israele.

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