Con Sissi la vita di Zig è più «dolce»

Musulmano moderato, sostiene la libertà di religione: «Tanto tutte le fedi portano a Dio»

L’intervista si svolge a Milano nella pasticceria Sissi, da anni punto di riferimento intellettual-chic per colazioni e brunch etno-corretti: avventori trasversali (destra e sinistra), allegro personale francofono di colore al bancone; bianco e italiano invece dietro le quinte a far torte. Clima internazionale comme il faut, per un attimo sembra di trovarsi a Parigi. Lui, l’intervistato, Zig Faye, è il titolare della pasticceria: 42 anni, musulmano del Senegal, con un passato che affonda nel Continente Nero.
Lei, la moglie co-titolare, Sissi, 45 anni, cattolica, milanese doc, spirito imprenditoriale incluso. I figli - 12, 11, 8 anni - una femmina, due maschi - risultati riusciti di questa effervescente coppia da melting pot: studiano alla scuola pubblica, non frequentano i corsi di religione, ma una volta alla settimana un maestro viene a casa a leggere loro il Corano. In questa happy family che fa tendenza, il pater familias si dichiara un musulmano moderato, mangia la carne di maiale quando capita ed è un sostenitore della libertà di religione: «Tanto - dice - tutte le fedi portano a Dio». Alla domanda se si è sentito offeso dalle famigerate vignette, risponde con il buonsenso europeo che ormai dilaga (almeno nelle parole) da Talinn a Capo Passero: «Condanno la pubblicazione da parte degli uni (i danesi), ma non giustifico la violenza degli altri (i fanatici)». Riguardo alla sua storia Zig viene dal Senegal, Dakar: «La mia era una famiglia normale, padre poliziotto, due matrimoni, quindici figli oggi sparsi per il mondo. Sono venuto qui nel 1987: prima per tre mesi, poi sono stato ricacciato in Tunisia, sono tornato via nave (con regolare biglietto) e infine a Milano, città del lavoro». Fu così che il giovane senza arte né parte si rivolse a un tassista che, intenerito da quella faccia per bene, lo condusse a Cassano d’Adda, in una villa. «Era di una signora scappata dalla Germania dell’Est - racconta -. Aveva sposato un ricco italiano e aveva adibito parte della villa per ospitare gli africani in difficoltà. Fu lì che vidi per la prima volta Pap Khouma, senegalese come me, oggi scrittore affermato».
Il giorno dopo Zig e Pap andarono insieme sotto la metropolitana di piazzale Loreto a vendere chincaglieria. «Non c’erano alternative. L’abusivo o niente». Da allora di acqua ne è passata sotto i ponti. Dopo aver penato per ottenere il permesso di soggiorno, Zig conobbe Sissi, pasticciera in Via San Gregorio: una bella amicizia, poi l’amore, il matrimonio e i figli. E la deliziosa (e ottima) pasticceria che porta il nome della moglie, con tanto di veranda e clima cosmopolita. Chiudiamo con qualche riflessione sull’immigrazione. Dice (severo): «Le mele marce vanno eliminate. Prima però bisogna prendere le impronte digitali, se no ritornano e diventano un costo troppo alto per lo Stato». Cosa pensa di una rappresentanza di immigrati in politica? «Sarebbe utile dar voce a coloro che sono integrati. Infatti ci vorrebbero leggi migliori.

Il fatto è che tra gli immigrati, molto diversi tra loro, manca un’unità di idee e di intenti. Penso sia prematuro». Ultima domanda da copione: cosa vota?
«Da quando sono cittadino italiano ho votato di tutto. E ogni volta che ho dato il mio voto quelli hanno perso». Meglio i pasticcini della politica.

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