Slitta il processo Ifil-Exor Manca la traduzione: il dossier torna in Procura

da Milano

«Ci vorranno almeno 2-3 mesi prima di ricomparire davanti ai giudici del Tribunale penale di Torino. Certo è che il dibattimento non si esaurirà in un'unica seduta. Mi chiede se sarebbe in corso un tentativo di insabbiamento? Il Codice parla chiaro: gli atti devono essere scritti in italiano e tradotti se redatti in un'altra lingua. Avessimo voluto creare problemi avremmo sollevato il caso all'ultimo momento». Il penalista Franco Coppi, con Cesare Zaccone e altri avvocati, è il difensore dei vertici del gruppo Agnelli (Gianluigi Gabetti, Virgilio Marrone e Franzo Grande Stevens) per i quali la Procura di Torino ha chiesto il rinvio a giudizio per la vicenda dell'equity-swap di Ifil-Exor.
L'intervento del penalista spiega le ragioni che ieri hanno portato il gup (giudice per l’udienza preliminare) Immacolata Iadeluca a disporre che gli atti della vicenda tornino ai pm. La decisione di riportare il tutto alla fase delle indagini preliminari è stata presa a causa della mancata traduzione dall’inglese di buona parte del carteggio. Gli esiti dell'inchiesta dovranno quindi essere nuovamente depositati insieme alle eventuali richieste di rinvio a giudizio.
Una dimenticanza o una leggerezza che, di fatto, porta più in là i tempi di conclusione della vicenda consentendo agli avvocati di affinare ulteriormente la linea della difesa.
È stata la stessa Procura di Torino, diretta da Marcello Maddalena, a sottolineare la questione di nullità su un problema che, peraltro, anche i legali di Gabetti, Marrone e Grande Stevens avevano portato all'attenzione dei pm. «Ci sono migliaia di fogli scritti in inglese - aggiunge il professor Coppi - e forse qualcuno ha pensato che vista la familiarità della lingua il problema non si ponesse. Da parte nostra, comunque, la linea difensiva è già stata definita da tempo e proseguiremo su quella strada».
La copiosa documentazione al centro del caso riguarda contratti ufficiali, ipotesi di accordo e scambi di e-mail con Merrill Lynch, la banca d'affari che nell'aprile del 2005 stipulò con la finanziaria Exor, controllata da Ifil, il contratto di equity swap su 82,25 milioni di azioni Fiat (acquistati dalla stessa Ifil nel settembre successivo).

L'operazione permise agli Agnelli di mantenere il ruolo di azionista di riferimento del Lingotto anche dopo l'ingresso delle banche nell'azionariato.
Oggi, intanto, la Corte d’appello di Torino si pronuncerà sul ricorso presentato dall’Ifil contro le sanzioni comminate dalla Consob.

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