Slow Food, vent’anni di incontri ravvicinati con l’enogastronomia

Gli ambasciatori dell’educazione alimentare e del gusto hanno scelto Sanremo per festeggiare

Carlo Revello

La chiocciola compie vent’anni. Slow Food, il più importante movimento che dall’enogastronomia ha sviluppato la propria filosofia con appassionati in tutto il mondo, ha deciso di festeggiare da oggi a domenica il suo compleanno a Sanremo, angolo della Liguria di Ponente che da sempre ha affascinato coloro che vivono nelle Langhe e che sono attratti da quel mare, da quella natura e, perché no, dal gioco. Chi abita fra le colline che declinano da Montezemolo verso Alba, Monchiero e Bra, è uomo che non disdegna la fatica: grande lavoratore, carattere schivo, parsimonioso, affascinato dalla sfida e dalle scommesse. Lungo le colline a questo proposito si raccontano storie spesso incredibili: cascine giocate, famiglie rovinate. Sanremo per questo e molto altro rimane nell’immaginario: tanti i viaggi di nozze dei nostri nonni e dei nostri padri che, attraverso il col di Nava, Garessio o Cadibona andavano in Liguria in luna di miele. E come molti cuneesi anche il giovanissimo Carlin Petrini e i suoi amici di allora e di sempre, venivano «a mangiare i pesci» sulle nostre coste. Tempi passati, che hanno preceduto di diversi anni la prima escursione ufficiale a Montalcino abilmente descritta da Gigi Padovani nel suo libro Slow Food Revolution. È ben più antico l’indissolubile gruppo storico che ha visitato le pietre di Triora, il ponte di Dolceacqua, il principato di Seborga per discutere di cibi, agricoltura, vigneti di campanile, e non solo, con un Carlin già personaggio carismatico. La Liguria e Sanremo in particolare, ringraziano la grande famiglia di Slow Food che ha scelto la nostra terra per il suo importane evento.
Da quel lontano luglio 1986, quando nelle cantine della Bella Rosin a Fontanafredda nacque Arcigola, mille sono state le idee di Petrini, alcune talmente inarrivabili da sembrare fantascienza e oggi invece capisaldi di un movimento che dall’enogastronomia è partito e che, in evoluzione continua, sta sensibilizzando intere nazioni, intere generazioni insegnando al mondo che il piacere della tavola ha un grande valore aggiunto: l’educazione alimentare e del gusto.
Proprio una ventina di anni fa ricordo il primo incontro con Carlin Petrini a Bra al caffè Arpino. Mi presentò l’amico comune Giorgio Scagliola. Carlin parlava dei suoi progetti, di viaggi in Sud America presso un amico missionario. Voleva conoscere quelle realtà, studiarle. Quello che allora mi sembrò un romantico sognatore si dimostrò invece un attento e concreto osservatore. Certo, già allora il fondatore di Arcigola prima e di Slow Food poi stava meditando di porre le prime basi per quella Terra Madre che oggi è diventata evento epocale. Ma il «vulcano» Petrini durante questi vent’anni ha realizzato migliaia di sogni non ultima, e ce lo auguriamo, quella Università di Scienze Gastronomiche a Pollenzo, nella sua Bra, che ha portato la nostra nazione all’eccellenza anche in questo settore.
Da oggi a domenica Slow Food, 83mila soci con presenze in 122 nazioni, festeggerà quindi a Sanremo i suoi primi quattro lustri e, nell’occasione, svolgerà anche il VI Congresso nazionale. Un appuntamento per ricordare ma che servirà anche a discutere nuove strategie per il futuro. Un futuro sempre più ricco di insidie globalizzanti morsa sempre più pressante per le tipicità. Il sodalizio, senza rinnegare la passione per la buona cucina e i grandi vini, ha volutamente ampliato i suoi orizzonti puntando alla valorizzazione di un ritorno ai campi perno rotante per compiere il percorso inverso.
Slow Food oggi vuole dire Presìdi, Condotte, iniziative presso le scuole, Terra Madre, Salone del Gusto, Cheese, Slow Fish. Un prezioso patrimonio costituito non solo da individui uniti dalla passione per la cultura enogastronomica ma anche da contadini, pescatori, allevatori, artigiani alimentari, uomini e donne che costituiscono quelle Comunità del Cibo che in Terra Madre hanno trovato la loro casa. Ma come non stringere in questi giorni di festa la mano ai suoi ambasciatori: cuochi, educatori, animatori di orti scolastici, ricercatori, docenti universitari, studenti.


A Sanremo quindi sul Palafiori, sulle piazze, sul teatro Ariston sventolerà la bandiera di Slow Food per ricordare come i temi globali del cibo, della biodiversità agrolimentare, della cultura materiale, della salvaguardia ambientale rappresentino l’essenza di una sana teoria di ieri, di oggi e una necessità per il domani. A fare gli onori di casa Carlin Petrini, langhetto amante della scommessa. Una scommessa che, in vent’anni, si è trasformata in vittoria trionfale. Auguri, Slow Food.

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