Nino Materi
«Cin cin cin cin, ricoprimi di baci... cin cin cin cin, diventeremo amici...». Se Giorgio Panto negli anni 80 non si fosse convinto a cacciare gli schei per finanziare «Colpo grosso», lItalia sarebbe stata privata non solo di questo celebre motivetto ma - soprattutto - della visione delle sue fascinose interpreti femminili.
Un gran bello spettacolo che nel prime time televisivo (allepoca volgarmente detto «dopo cena») mandava in onda un programma rivoluzionariamente osè condotto da Umberto Smaila con un garbo che oggi sul piccolo è difficile trovare. «Io avevo lidea, ma serviva un imprenditore non bacchettone che credesse nel progetto e lo finanziasse - ricorda lex Gatto di Vicolo Miracoli -. Quando gliene parlammo, capimmo subito che Panto era la persona giusta, un uomo avanti almeno di ventanni rispetto alla realtà televisiva del periodo bernabeiano. Ci incoraggiò e, ciò che più conta, ci mise a disposizione il budget necessario a partire con le prime puntate. Il successo fu travolgente e anche lui, come sponsor della trasmissione, capì subito che il ritorno dimmagine per la sua azienda sarebbe stato enorme. Proseguimmo per anni, sempre allinsegna della massima collaborazione...».
Le puntate venivano registrate al ritmo da catena di montaggio negli studi di una brillante emittente milanese e da qui irradiato su gran parte del territorio nazionale grazie a una rete di antenne consociate. Nel giro di pochi mese le «ragazze cin cin» di Smaila entrarono negli occhi e nel cuore di una fascia di pubblico maschile trasversale sotto il profilo sia anagrafico, sia sociale.
A scuola i ragazzi, sul posto di lavoro gli adulti e nelle bocciofile i pensionati non parlavano che dello spogliarello (castigato, ma proprio per questo più eccitante) della concorrente di «Colpo grosso» che, la sera prima, aveva sfidato le forme di quelle che - senza saperlo - erano una sorta di proto-veline. Allora non esisteva ancora il «fattore silicone» e quando la cin cin-girl in passerella apriva il corpetto mostrando il seno nudo, i telespettatori restavano incantati dinanzi alla perfezione della natura. Sullo sfondo, apparentemente fuori dal contesto scenografico, apparivano finestre e serramenti vari poggiati su una pedana semovente: in realtà si tratta degli articoli marchiati Panto vicino ai quali, a metà gara, il bravo presentatore si soffermava per decantarne le «virtù di solidità e sicurezza». Esaudito lobbligo commerciale, si tornava poi nel vivo del gioco, con i due concorrenti (rigorosamente un uomo e una donna) che a ogni risposta sbagliata dovevano togliersi un indumento fino a rimanere letteralmente in mutande. Raramente i concorrenti avevano un fisico presentabile, il più delle volte si trattava di gente diciamo non proprio in forma.
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