Smarathon La solidarietà nel cuore di Manhattan

In mezzo al cuore della Grande Mela e con le ali ai piedi. Ci sarà anche lui questa mattina a New York a correre la maratona, Luca Rossetti, l’erede della dinastia di calzature. Il pettorale attaccato su quella maglietta rossa e bianca a ricordargli che questa gara oggi la farà per Smarathon, l’associazione che raccoglie i fondi per aiutare i malati di atrofia muscolare, e la determinazione ad arrivare a tagliare il traguardo. Non è certo la prima maratona che corre, e a New York è già la seconda. Di sfide poi ne ha già fatte altre due, una a Praga e l’altra a Berlino. La passione per lo sport, il tennis e il golf e la voglia di confrontarsi con 42 chilometri di fatica, sudore e solitudine. Perché la maratona è una gara «per tutti, ma non da tutti».
In più, quest’anno ci sarà anche la consapevolezza di star gareggiando per una causa di solidarietà. È stato il suo amico Luca De Luca, padre di una bambina affetta da distrofia muscolare spinale e fondatore insieme alla moglie di Smarathon, a coinvolgerlo in questa avventura. E quest’anno all’appello per gareggiare oltreoceano hanno risposto in quindici, ma in futuro, assicura Luca Rossetti, saranno ancora di più.
Intanto oggi ci saranno loro quindici, pantaloncini corti e maglietta rigorosamente bianca e rossa pronti per scattare alla partenza. In mezzo a tremila e cinquecento italiani e 450 milanesi.

Che sono sempre più numerosi e sempre più sportivi: hanno persino battuto il record della terza città al mondo con più iscritti alla partenza della competizione più famosa del mondo. Quindici e nemmeno uno di più, ma con la determinazione ad arrivare fino in fondo per vincere una gara contro se stessi e un’altra per la vita.

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