«Sme, giustizia a orologeria sotto elezioni»

Gianluigi Nuzzi

da Milano

Processo Sme: Silvio Berlusconi non era tra gli imputati del processo d’Appello. Ma uscito di diritto anni fa oggi ci rientra a dibattimento concluso. Capita al Tribunale di Milano. Capita alla vigilia delle elezioni quando la Corte d’Appello decide di depositare con venti giorni di ritardo e a 12 giorni dal voto, le 582 pagine delle motivazioni. Con questo documento i giudici della Corte, presieduti da Erminia La Bruna, confermano le condanne degli avvocati Cesare Previti (5 anni) e Attilio Pacifico (4 anni), diminuendo da 8 a 7 anni quella dell’ex capo dei gip di Roma Renato Squillante. La sentenza ripercorre e conferma quella di prima grado, negando per la gravità dei fatti le attenuanti generiche a incensurati, offrendo al teste Omega, ovvero Stefania Ariosto, inattese medaglie di totale attendibilità e un ruolo più centrale, decisivo quindi nell’impianto probatorio.
Ma è sui conti correnti, tra bonifici e trasferimenti di denaro, che viene indirettamente chiamato in causa Berlusconi. Il passaggio riguarda la disamina del cosiddetto bonifico «Orologio» ovvero quei 434 mila dollari che nel ’91 da un conto riconducibile alla Fininvest giunsero a Previti per poi finire all’ex giudice Squillante. Per i giudici d’Appello, «il bonifico “Orologio” - si legge nelle motivazioni - indicava lo stesso contenuto della confidenza di Previti raccolta dall’Ariosto circa il soggetto nel cui interesse egli agiva corruttivamente nei confronti di magistrati romani». E chi era questo soggetto? Ovvio, la Fininvest e quindi Berlusconi. «Infatti - prosegue il documento - è stato testualmente affermato: esaminate sotto tutti gli aspetti e possibili profili, le dichiarazioni degli imputati a proposito del bonifico “Orologio” risultano senza alcun riscontro né documentale né testimoniale, né di natura logico-deduttiva e sono inoltre smentite, sotto un profilo di compatibilità ed adeguatezza, da dati certi di natura documentale. Può dunque concludersi tranquillamente circa la non veridicità delle dichiarazioni difensive degli imputati, e per contro circa la permanente significanza probatoria di un bonifico, assolutamente certo, da Previti a Squillante, con provvista Fininvest, che costituisce eclatante riscontro del contesto di rapporti e di pagamenti rappresentati dalla testimonianza Ariosto». Una tesi respinta dagli imputati a iniziare proprio da Previti che, anzi, ha giustificato i pagamenti ricevuti dalla Fininvest come emolumenti per le consulenze legali effettuate dal suo studio. E in una nota la Fininvest prende atto del fatto che «nella vicenda Sme non vi fu corruzione» e che «nessun vantaggio» derivò all’azienda dall’ex capo dei gip di Roma, Renato Squillante.
Ma come mai il deposito delle motivazioni cade a pochi giorni dalle elezioni politiche? Nel centrodestra se lo chiedono in molti. A iniziare da Sandro Bondi, coordinatore nazionale di Forza Italia: «L’orologio della giustizia politicizzata - afferma - è perfettamente sincronizzato con il tempo delle elezioni». Bondi conclude sostenendo che «a questo punto è inutile sdegnarsi o accusare, si tratta solamente di prendere atto dell’impossibilità di avere fiducia nella giustizia in questo sventurato Paese».

Anche l’azzurro Fabrizio Cicchitto si dice «per nulla sorpreso che le motivazioni del processo giungano con venti giorni di ritardo rispetto alle scadenze fissate per legge, ma guarda caso con qualche giorno d’anticipo rispetto alla data delle elezioni».

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