Allo Smeraldo

Dopo Gigi Proietti, tocca a Enrico Brignano. Allo Smeraldo, spazio teatrale storico milanese, i romani vanno forte. É in arrivo - dall'1 al 13 marzo (ore 20.45, ingresso 50-15 euro più prevendita, info 02. 29.00.67.67) - il celebre attore e monologhista che, tra palcoscenico reale e televisivo (non ultimo l'ammiraglia del cabaret Zelig) ha saputo costruirsi una popolarità solidissima. «La mia intuizione iniziale è stata quella di non calcare troppo la mano sulla mia romanità, - spiega lui - tanto quella veniva fuori chiaramente in ogni parola che dicevo». Ecco perché ora Enrico Brignano può permettersi di girare l'Italia con il suo ultimo show dal titolo «Sono romano ma non è colpa mia»: perché tutti sanno che lo showman dall'alto tasso comico non è di quelli che, come Superman con la kryptonite, perde i poteri non appena esce dalla provincia di Roma. Se parla della sua grande città, è per deviare poi sui vizi e sulle virtù di tutta Italia. E le oltre settanta repliche su e giù per lo Stivale («anche all'Arena di Verona - spiega l'attore - in una città leghista doc: io mi sentivo a casa perché ero in un anfiteatro romano, e la gente si è divertita») sono la prova che al suo cospetto si ride senza condizionamenti di latitudine. Anzi, guarda un po', Enrico Brignano, alla presentazione del suo show allo Smeraldo, preferisce partire dall'esatto luogo in cui si trova, altro che Roma. E in fondo è come parlare del suo show e dell'Italia che, in esso, punzecchia: «Leggo che lo Smeraldo l'anno prossimo quasi sicuramente chiuderà i battenti, ed è un cosa triste - spiega l'attore - Guardo fuori di qui e vedo questi lavori fermi e immobili, per costruire la cosa più statica del mondo, un parcheggio. Tutto ciò uccide una cosa intellettualmente mobile come il teatro. Si perde un luogo fondamentale perché qualcuno deve assicurarsi un posto auto sotto terra». L'amarezza c'è, ma Brignano assicura che nel suo show tutto avrà la leggerezza della comicità e dell'ironia, specialmente dell'autoironia.

«Con me avrò un'orchestra dal vivo, racconterò la storia della mia città e la mia di romano e italiano, di ragazzo non più ragazzissimo, cresciuto sui campetti di calcio, parlerò degli amoreggiamenti in auto, della ricerca del pezzo di carta per lavorare, dell'infatuazione per il teatro».

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