(...) televisiva mi recavo in ufficio e lì ho visto cose incredibili. Eravamo una ventina di persone, io ero la più giovane e la più vecchia ne aveva almeno settanta. Cerano persone di ogni genere, dalla maestra d'asilo all'istruttrice di aerobica, dalla commessa alla moglie di un finanziere».
Ma che genere di persone telefonava?
«Erano persone piene di problemi, chiedevano se il figlio avrebbe trovato lavoro o se la persona amata sarebbe ritornata. Un cronometro sulla scrivania, indicava il termine della telefonata (che per legge non può superare i sette/otto minuti, poi la linea s'interrompe automaticamente), e qualche secondo prima, la canonica frase: aspetta, le carte mi dicono qualcosa d'importante. Naturalmente, il cliente rimaneva a bocca asciutta e da lì a poco richiamava».
Ma quello, non era l'unico mezzo per imbrogliare le persone. «Infatti su un quaderno venivano presi appunti e se capitava che una persona telefonasse e trovasse la cartomante occupata, gli veniva proposta un'altra imbonitrice la quale, per mezzo degli appunti e quindi a conoscenza dei suoi dati personali, riusciva a stupire la poveretta (o poveretto)».
I trucchi usati dalle cartomanti non finivano qui.
«A volte capitava che tra il cliente e la cartomante, si instaurasse un rapporto d'amicizia (lo chiamiamo cosi?), bastava farsi dare il numero di telefono di casa e dopo qualche ora, era un gioco da ragazzi sapere la via dell'abitazione il cognome e addirittura conoscere lo stato di famiglia (c'erano persone addette a queste ricerche). Così nel corso dell'ennesima telefonata si stupiva la persona raccontandogli del marito, del figlio o della zona di residenza».
Quanto guadagnava?
«Tra le dirette televisive e qualche ora in ufficio, non meno di 500 euro al mese, ma c'era chi guadagnava almeno tre volte tanto. La più brava era l'insegnate di aerobica, riusciva a parlare contemporaneamente con due persone, se la domanda era la stessa si metteva un telefono sull'orecchio destro e uno sul sinistro. Tanto a domanda uguale, uguale era la risposta. Se invece uno domandava sull'amore e l'altro di lavoro, allora con la scusa di mischiare le carte (almeno 30 secondi), poggiava la cornetta sul tavolo e rispondeva a uno, poi ripeteva la stessa cosa con l'altro».
Quando e perché ha smesso?
«Quando mi sono accorta che mia madre era una assidua cliente del centro servizi e che la collega che la giostrava lo sapeva, sono andata su tutte le furie, ho dato le dimissioni e li ho minacciati di rivolgermi alla polizia per denunciarli, ma un mio amico avvocato mi ha consigliato che non avrei cavato un ragno dal buco, la cosa era ed è, perfettamente legale». Telefonavano anche minorenni?
«Succedeva spesso, lo si capiva dalla voce, ma alla nostra domanda se avessero almeno 18 anni, nessuno ha mai risposto di no. E lordine era quello di proseguire».
Sua madre continua a telefonare?
«Nemmeno per scherzo, lo faceva per sapere se avrei trovato un lavoro migliore, bastava lo chiedesse a me, avrebbe risparmiato un patrimonio».
Ha dei rammarichi?
«Non uno ma cento. Mi consolo pensando che ero molto giovane e per me era semplicemente un gioco. Solamente adesso mi viene da piangere pensando a tutte quelle vecchine che non riuscivano ad arrivare alla fine del mese e domandavano ai tarocchi se avrebbero vinto al lotto o se avrebbero trovato un compagno per invecchiare assieme».
Vuole dare un consiglio a chi continua a telefonare?
«Vorrei ma non risolvo niente. Alla televisione tutti i giorni si vedono queste truffe ma purtroppo chi telefona è malato, ci vorrebbe uno psicologo o forse una legge adeguata».
Ha mai incontrato qualche ex collega?
«No, però vedo che sulla stessa televisione, l'agenzia continua a mietere vittime e quando capita mi viene voglia di telefonare e urlare al mondo che è una grande truffa, ma a quella gente non voglio regalare nemmeno un centesimo, spero di vederli tutti sul lastrico, allo stesso modo di come loro riducono gli altri».
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