Smirne pronta a pagare per comprarsi l’Expo

Smirne - Parigi andata e ritorno. Senza far scalo a Milano. Questo potrebbe essere, stando agli scenari tratteggiati da Italia Oggi, il tragico epilogo dell’Expo. Secondo le indiscrezioni del quotidiano economico sembra che Smirne, sconfitta 86 voti a 65 il 31 marzo 2008 al Bureau International des Expositions, sarebbe più che interessata a prendersi la rivincita sulla nostra città, riconquistando l’evento che Milano e l’Italia sembrano non essere in grado di gestire. Voci che soffiano da Oriente parlano di un «risarcimento sontuoso» che la Turchia sarebbe disponibile ad offrire a Milano per lasciare l’organizzazione dell’esposizione universale al rivale sconfitto. Il governo turco sarebbe pronto, nel quadro di una collaborazione con il nostro paese, non solo a coprire i costi finora sostenuti dagli organizzatori, ma anche a offrire una somma considerevole come risarcimento per la mancata realizzazione di Expo, con quel che ne comporterebbe in termini economici e di immagine. Ecco allora che l’acerrima nemica di un tempo vorrebbe dare una mano alla rivale per farla uscire dall’imbarazzante impasse organizzativo ed economica nella quale si è impantanata. Non deve essere passata inosservata all’estero, e a qualche commissario del Bie, l’intricata questione dell’acquisizione delle aree Expo, ancora lontana da una soluzione, che dovrà arrivare - pena la mancata registrazione al Bie e la conseguente perdita dell’evento - entro novembre. Così come i tagli massicci alle regioni e agli enti locali imposti dalla manovra economica.
Difficoltà che sembrano essere sconosciute alla Turchia che sta crescendo del 4,5% annuale del pil con tendenza al rialzo. Il vero guadagno per la Turchia, però, si giocherebbe sul campo del risalto e della credibilità internazionale rappresentando una via alternativa, rispetto all’ingresso in Europa, per inserirsi nello scenario occidentale. Un percorso forse iniziato proprio all’indomani di quel 31 marzo 2008, quando i turchi si rimboccarono le maniche mettendosi al lavoro nonostante la sconfitta. Chi è stato recentemente, racconta che la perla dell’Egeo ha realizzato gran parte delle infrastrutture previste nel dossier, a partire dall’ampliamento del porto, acquistato da una società cinese, l’aeroporto e il tunnel subacqueo nel golfo. Mentre a Milano si alternavano amministratori delegati e si polemizzava sui rispettivi stipendi, si discuteva degli uffici di rappresentanza e sulla struttura della società per impantanarsi definitivamente sulla questione delle aree, a Smirne si metteva un mattone sull’altro, fanno notare i maligni.
A Milano e dintorni non la pensano così e smentiscono quella che viene bollata come una boutade: se il sindaco e commissario straordinario Letizia Moratti si trincera dietro il silenzio, il governatore della Regione Formigoni liquida la notizia come una «bufala estiva».

Gli addetti ai lavori invece sottolineano come l’ipotesi di un subentro di Smirne a Milano sia irrealistica: potrebbe verificarsi solo nel caso di aperta rinuncia di Milano - al momento non contemplata - o della mancata registrazione al Bie a novembre, su cui pende l’incognita dell’acquisizione delle aree.

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