Alto il livello dellinquinamento derivante dai maggiori 18 impianti industriali del Lazio: ben 62 su 72 valori dichiarati per gli inquinanti locali, ovvero circa l86%, risultano al di sopra la soglia fissata dalle normative. Benzene, ossidi di azoto, ossidi di zolfo e cloro, ma anche molti metalli pesanti, come cadmio, arsenico, cromo e nichel riempiono laria e le acque di diversi punti del Lazio. Agli inquinanti classici, che il traffico riversa nelle nostre città, vanno aggiunte queste sostanze chimiche, tossiche e in alcuni casi cancerogene, emesse da fonti industriali, come risulta dal Registro nazionale Ines tenuto dallIspra, relativo al 2006. È a questo inquinamento che Legambiente dedica questanno il lancio di MalAria, la storica campagna delle lenzuola bianche annerite per dire con forza no allo smog, presentando «MalAria industriale», il nuovo libro bianco sullinquinamento atmosferico da attività produttive, con diverse iniziative. «Da cementerie a centrali termoelettriche, da cartiere a discariche, da raffinerie a industrie chimiche - si legge in un comunicato - sono tante le fonti di emissione industriale anche nel Lazio. Tra le aree più compromesse dal punto di vista ambientale il polo energetico settentrionale di Montalto di Castro e Civitavecchia, nonché la raffineria di Roma situata nellarea di Malagrotta». «Per tutelare la salute dei cittadini bisogna intervenire per ridurre le emissioni delle industrie, il dramma della Valle del Sacco ne è la dimostrazione chiara - ha dichiarato Lorenzo Parlati, presidente Legambiente Lazio -.
Nel Lazio questo obiettivo è praticabile, serve un rinnovato impegno delle istituzioni ma è soprattutto il sistema industriale che deve scommettere su prodotti più innovativi, con meccanismi di produzione più efficienti e meno inquinanti».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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