Snam, Eni cede il 30% Cdp paga 3,5 miliardi

Se non a tempo di record, quasi. A cinque giorni dall’emanazione del decreto della Presidenza del Consiglio sulla separazione proprietaria di Snam da Eni, il Cane a sei zampe ieri ha ceduto il 30% meno una azione della rete gas alla Cdp.
L’operazione si svolgerà secondo i canoni precostituiti. La Cassa pagherà la quota 3,517 miliardi, valore determinato (e giudicato congruo dall’advisor Goldman Sachs) sulla base di un prezzo unitario di 3,47 euro (media ponderata del mese terminato il 25 maggio con un premio di maggioranza del 3%, ieri 3,136 euro). Il pagamento avverrà in tre tranche: la prima metà da 1,76 miliardi al closing previsto per ottobre e due altre rate da 879 milioni a fine anno e a maggio 2013.
L’ente presieduto da Franco Bassanini reperirà 2 miliardi di risorse cedendo il 3% di Eni (quota eccedente il 30% più un’azione detenuta congiuntamente al Tesoro) previo annullamento delle azioni proprie e riavvio del buy back che saranno deliberati dall’assemblea del gruppo guidato da Paolo Scaroni il 16 luglio. Il resto sarà pagato attraverso flussi di cassa derivanti da cessioni di asset e da dividendi. Per Cdp, che si appresta a diventare la società delle reti (essendo azionista di Terna e di Metroweb attraverso F2i) l’acquisizione «non sottrarrà risorse all’attività ordinaria» che si sostanzia nel finanziamento delle infrastrutture del Paese.
Per Eni si profila una plusvalenza da 2 miliardi di euro. «Usciremo totalmente dal capitale, sono già arrivate offerte», ha anticipato Scaroni precisando che non è stata ancora scelta la strada del collocamento istituzionale o retail per il residuo 22 per cento.

La certezza è che con il deconsolidamento di Snam il debito del gruppo dovrebbe scendere sotto gli 11 miliardi di euro dagli attuali 28. Liberando spazio e soprattutto capitali da investire nel business della ricerca ed estrazione di idrocarburi.

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