"Soccorsi ad Haiti, ho avvisato il governo quegli aiuti dovevano partire"

La polemica sui soccorsi ad Haiti. Il presidente Formigoni risponde alla Protezione civile che lo accusa di non aver chiesto alcuna autorizzazione

"Soccorsi ad Haiti, ho avvisato il governo 
quegli aiuti dovevano partire"

Non se le sono mandate a dire, Roberto Formigoni e Guido Bertolaso sul tema del coordinamento degli aiuti per Haiti. In una situazione di oggettiva confusione nei soccorsi al paese devastato dal sisma, la Regione Lombardia ha deciso di privilegiare la rapidità nell’invio del materiale al rispetto delle procedure stabilite dal dipartimento della Protezione civile. E al rimbrotto ricevuto dal capo del dipartimento - che accusava il Pirellone di avere inviato a Port au Prince un intervento «non noto e non autorizzato» - il governatore della Lombardia replica ieri senza giri di parole: «Abbiamo comunicato tutto al governo, direttamente al ministero degli Esteri, Frattini. E quando ho cercato Bertolaso non mi ha risposto al telefono».
L’incidente diplomatico viene ricomposto rapidamente. In serata Bertolaso comunica che tutte le Regioni italiane (e quindi anche la Lombardia) «hanno convenuto all’unanimità che c’è bisogno di un coordinamento almeno in Italia e che questo non può che essere affidato a chi ne ha le capacità e la competenza, ossia la Protezione civile»; interrogato dai cronisti sulla lettera di richiamo inviata a Formigoni, dichiara che «il dipartimento sta dialogando con la Regione» la quale dal canto suo «sta facendo chiarezza su quanto accaduto».
Ma cos’è accaduto, in realtà? La missiva del vertice della Protezione civile sembra preoccupata soprattutto della sicurezza del contingente di uomini che la Regione avrebbe inviato ad Haiti per i fatti suoi, senza raccordarsi nè col dipartimento né con l'Unione Europea né con l’Onu. «Tale intervento si intende pertanto sotto la responsabilità della Regione che si confida vorrà provvedere, con strumenti e misure adeguate, a garantire la sicurezza dei propri volontari», si legge nella lettera recapitata a Formigoni. Quest’ultimo ha risposto a Bertolaso rivendicando la velocità con cui la Lombardia ha agito soprattutto sul versante dei medicinali, denunciando la difficoltà di contattare i vertici della Protezione civile: «Il centralino di Palazzo Chigi mi ha riferito che tu personalmente non potevi rispondermi in quel momento, ma mi avresti richiamato da lì a poco. Cosa che non è mai avvenuta. Nello stesso tempo ho informato direttamente il ministro Frattini che ha apprezzato l'intervento e la sua tempestività e ha immediatamente emesso una nota ufficiale di apprezzamento per il nostro operato».
Il governatore aggiunge un episodio decisamente singolare avvenuto sulle piste di decollo degli aerei umanitari: con un carico di aiuti forniti dalla Regione che viene dapprima sostituito su ordine della Protezione civile, caricato su un aereo della Protezione, poi scaricato su iniziativa della stessa Protezione. A quel punto, racconta Formigoni, abbiamo preso il materiale e lo abbiamo caricato su un nostro aereo che è comunque partito prima del vostro.
Formigoni non risponde, nella lettera, alle domande avanzate da Bertolaso sulla consistenza e le modalità d’impiego della «unità operativa», cioè del gruppo di volontari inviato nei Caraibi dal Pirellone. In realtà, si tratta di un gruppo molto ristretto: dodici persone in tutto, tra funzionari, tecnici dell’Arpa e della protezione civile regionale.

Insieme a loro, sul volo pagato dalla Regione, hanno viaggiato anche altri italiani: quindici in tutto, tra cui sette medici inviati dalla Fondazione Rava, cui la Lombardia si è limitata a dare una mano a raggiungere le zone della catastrofe.

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