Una società che ha fatto peggio della gestione di Mantovani jr

Una società che ha fatto peggio della gestione di Mantovani jr

Disperante via crucis di una squadra che ha perso 11 delle ultime 15 partite disputate - restando all'asciutto per ben 10 volte - e insomma non riesce più a segnare nemmeno su calcio di rigore ottenuto dall'arbitro in omaggio. Tre mesi e mezzo fa la Sampdoria si trovava ancora sul 5° gradino della classifica di serie A, con 23 punti al pari di Inter, Roma e Palermo. Da allora la squadra guidata 13 volte da Di Carlo e 2 da Cavasin ha raccolto la miseria di 8 punti frutto di 2 vittorie e 2 pareggi, 7 i gol fatti e 22 quelli subiti, tant'è che si è vista progressivamente scavalcare (e distanziare) da Udinese (di 25 punti!), Fiorentina (di 10), Bologna (di 9, in realtà 12), Genoa e Cagliari (di 8), Chievo (di 4), Catania e Parma (di uno). Risultato, da far tremare i polsi: a 8 turni dal Giudizio, 24 punti in palio, restano due soli cuscinetti di garanzia (Cesena e Lecce) tra la Sampdoria - che non più tardi di sei mesi fa era giunta a un gol dalla Champions League - e la serie B.
Ciò che soprattutto provoca allarme al limite del terrore è appunto la pervicace sterilità di un complesso il cui gioco raramente brillante e il cui rendimento altalenante venivano mascherati in via esclusiva dal genio di Cassano accoppiato alla rapacità di Pazzini. Due perdite tecnicamente e finanziariamente insensate, visto che Cassano si è beffardamente perso in un pugno di mosche e che Pazzini è stato svenduto all'Inter quando semmai - in considerazione della risaputa prolungata indisponibilità di Pozzi - sarebbe stato opportuno proporlo alla Juventus (che al pari del bomber non aspettava altro) in cambio della comproprietà di Amauri (poi finito in prestito al Parma) a parziale conguaglio di un giudizioso pattuito.
Così stando per contro le cose, perdippiù ci s'accorge che due ulteriori beffe sono in agguato. La prima. Avendo ampiamente dimostrato nei tre recenti scontri diretti con Cesena, Catania e Parma di non avere la forza di salvarsi da sé, la Sampdoria si è di fatto inquietantemente consegnata al buon cuore o alla perfidia del «cugino» Grifone che - a prescindere dall'insidiosissimo derby di ritorno - riceverà a Marassi Brescia, Lecce e Cesena. La seconda. Quando i dirigenti della Sampdoria, finalmente spaventati a morte, si sono decisi a prenotare un direttore sportivo del calibro di Walter Sabatini e un allenatore carismatico come Gian Piero Gasperini (alternativa Delio Rossi), si sono ovviamente sentiti rispondere che l'agognata operazione rilancio dipende in via esclusiva dalla salvezza della squadra in serie A.
Trascurando per onor di cervello gli incalzanti discorsi cabalistici da bar che riguardano le retrocessioni blucerchiate sofferte negli anni pari '66, '77 e '99, c'è peraltro da ricordare che l'attuale negatività della «quindicina» da me citata in apertura risulta addirittura più grave della serie nera targata Spalletti-Platt-Veneri-Spalletti - presidente Enrico Mantovani - che dalla 10ª alla 21ª del campionato di disgrazia 1998/'99 sommò 7 sconfitte a 6 pareggi in 13 partite. Ecco perché va benedetta la pausa azzurra che in vista della delicatissima trasferta a Verona sperabilmente permetterà a Cavasin di recuperare, insieme con capitan Palombo e Stefano Lucchini, Nicola Pozzi atteso come il Messia. A quel punto Cavasin potrebbe magari provare in allenamento un «4-3-3 alla ricerca del gol perduto» che qui mi permetto di suggerire: Curci; Martinez (Zauri), Gastaldello, Lucchini (Volta), Ziegler (Martinez); Poli, Palombo, Dessena (Tissone); Mannini (Biabiany), Pozzi, Guberti (Maccarone).
Appunto il Genoa del duo BP (Ballardini-Preziosi), diretto concorrente della Erg, dopo l'autorevole e «abbondante» pareggio ottenuto in casa di un solido Bologna si ritrova ad essere arbitro di un doppio delicato destino: il proprio e quello dei «cugini». In teoria i restanti 24 punti in palio sarebbero ampiamente sufficienti a permettere a un sereno e convinto Grifone di quota 39 di tentare la scalata al 7° posto, attualmente occupato dalla Juve, che alla fine varrà l'Europa League. E io penso e anzi credo che a questo proposito saranno decisivi i due successivi appuntamenti post pausa azzurra con il Cagliari e appunto con la Juve a Torino.

Un Grifone che riuscisse a strappare i 6 punti (o anche «solo» 4, battendo però la Juve) sarebbe infatti moralmente e praticamente obbligato a sconfiggere in via successiva al Ferraris Brescia e Lecce, a pro delle proprie fortune e «pazienza» se in favore della Samp. Un Genoa fermato sul più bello dalla Juve ci tufferebbe per contro in un ginepraio di passioni che qui non voglio approfondire.

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