La società di oggi ha rivoluzionato il concetto di età

Paolo Santanchè*

Nella società di oggi tutte le persone ma, in particolare le donne, invecchiano meno rapidamente di una volta. È sufficiente pensare alle nostre mamme o alle nostre nonne che a quarant’anni erano considerate delle donne anziane.
Attualmente non è più così. Oggi le donne, in generale, dimostrano meno anni rispetto a quelle del passato. Non solo fisicamente ma, soprattutto, mentalmente e psicologicamente.
I fattori che hanno determinato questo cambiamento sono molteplici e legati, dal punto di vista corporeo, allo sviluppo di una cultura alimentare più corretta e di una maggiore attenzione alla forma fisica e dal punto di vista sociale e intellettuale al mutamento dei ritmi della nostra società. Sta di fatto che, nel presente, se una donna si guarda allo specchio sente una disarmonia fra ciò che sente di essere e l’immagine che vede ritratta nello specchio.
Per cui inizia ad avere disagi, paura di un deterioramento che sente ingiusto e dà il via a una serie di verifiche e di confronti dei quali il primo è il rapportarsi fisicamente ma celatamente con le coetanee. E che dire poi di quelle donne appartenenti al mondo dello show-business, dove l’immagine è essenziale e il concetto di gioventù è vincente?
Il tempo segna il nostro corpo gradualmente, ma sovente essendo impegnati in altro non ci dedichiamo scrupolosamente alla sua osservazione. Il discorso è simile a quello di molte malattie, delle quali prendiamo sottogamba i primi subdoli sintomi, e ci rendiamo conto di averle solo quando esplodono in tutta la loro virulenza.
Capita così che casualmente, un bel giorno, anziché guardarci nel solito specchio dove siamo abituati a osservarci ci si guardi in uno specchio diverso e si veda la nostra figura riflessa sotto l’effetto di un’altra luce, magari di quelle impietose che provengono dall’alto: all’inizio attribuiamo tutte le responsabilità allo stress o alla stanchezza, ma poi, quando smettiamo di imbrogliarci, ecco che scatta un vero e proprio trauma.
Da qui scatta il meccanismo di dover porre rimedio ricorrendo a grandi o piccoli interventi per ripristinare il proprio aspetto.
Allora passiamo a osservare scrupolosamente tutto, alla ricerca del colpevole: le zampe di gallina, le rughe fra le sopracciglia, gli occhi che hanno un’espressione stanca, i contorni del viso rilasciati, le gote senza più il turgore di un tempo. Difficilmente un non addetto ai lavori si rende conto che, quando il tempo passa non c’è mai un solo responsabile, a meno di non saper cogliere i piccoli mutamenti al loro insorgere, quando solo l’occhio esperto dello specialista attento li nota: il dimagrimento dello zigomo, il primo accenno di borse sotto gli occhi, l’aumento della pelle delle palpebre superiori, tutte cose che avvengono già molto prima che i tessuti perdano la loro elasticità e inizi l’invecchiamento vero e proprio.
Bisogna sostituire il concetto di chirurgia di ringiovanimento con quello di chirurgia di non invecchiamento. Ritorniamo sempre al concetto di armonia: il nostro modo di vivere, la nostra mente, il nostro io invecchiano più lentamente? Anche il nostro aspetto deve seguire la stessa sorte. Deve invecchiare più lentamente.

Il ritocco fatto all’insorgere di un deterioramento aiuta a mantenere un aspetto giovane, mentre quello fatto per correre ai ripari evidenzia un drastico cambiamento anche agli occhi di chi ci guarda.
*Chirurgo estetico

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