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Il focolaio, i cinghiali abbattuti e la postività: cos'è la trichinella

In provincia di Frosinone trovato un parassita all'interno di tre cinghiali: ecco come si può trasmettere all'uomo e le contromisure da adottare

Il focolaio, i cinghiali abbattuti e la postività: cos'è la trichinella
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Se la preoccupazione per i cinghiali finora era stata prevalentemente legata al degrado di Roma con l'invasione dei mammiferi per le strade della Capitale, adesso c'è una nuova allerta: su tre cinghiali selvatici appena abbattuti dopo l'inizio della stagione di caccia è stata trovata la trichinella, malattia causata da vermi cilindrici, "parassita che si localizza a livello intestinale dando poi origine a una nuova generazione di larve che migrano nei muscoli, dove poi si incistano", spiega l'Istituto Superiore di Sanitàn (Iss).

Cos'è la "trinchinellosi"

Questa malattia non colpisce soltanto gli animali ma può trasmettersi all'uomo determinando la "trichinellosi": questo parassita, infatti, può infettare mammiferi, uccelli e rettili, specialmente quelli carnivori e onnivori come maiali, volpi, appunto i cinghiali ma anche cani, gatti l'uomo. I tre animali risultati positivi sono stati cacciati nei giorni scorsi nella zona dell'Appenino orientale della provincia di Frosinone: l'allarme è stato lanciato dai "Servizi Veterinari di Ispezione degli Alimenti di Origine Animale" della Asl di Frosinone. Potenzialmente, la malattia può avere anche un decorso grave. "I sintomi, inizialmente intestinali e/o allergici dipendono dalla localizzazione del parassita all’interno dell’organismo umano in quanto le larve migrano nei muscoli ed organi che le ingerisce", dichiara l'Asl a FrosinoneToday.

Come si trasmette

Come nel caso di altre malattie alimentari, il pericolo è legato soprattutto alle carni "consumate non cotte sotto forma di carpaccio", aggiunge l'Asl. "La trasmissione all'uomo avviene esclusivamente per via alimentare, attraverso il consumo di carne cruda o poco cotta contenente le larve del parassita. In Italia, il veicolo di trasmissione è la carne suina (maiale o cinghiale), equina e più raramente di carnivori selvatici (volpe). La trichinosi non si trasmette da persona a persona", afferma l'Iss. Il periodo di incubazione del parassita dura tra gli 8 e 15 giorni ma può variare da 5 a 45 giorni in base al numero di parassiti ingeriti.

Le contromisure

La prevenzione messa subito in atto dai Servizi Veterinari della ASL di Frosinone (Ispezione Alimenti) assieme alle associazioni territoriali di caccia "ha permesso nel tempo di garantire una rapida identificazione ed eliminazione dei soggetti a rischio", fanno sapere dall'Asl. Negli ultimi tre anni, comunque, sono già stati identificati e abbattutti nove cinghiali colpiti dal parassita e tre focolai, tutti già localizzati ed eliminati dalla catena alimentare. Il pericolo, in questo caso, viene evitato a priori perché gli esperti fanno sapere che tutti i cinghiali cacciati sono sempre sottoposti "a controllo trichinoscopico perché l’identificazione degli infetti consente di interrompere la catena di trasmissione del parassita sia tra gli animali sia soprattutto dagli animali all’uomo".

Come difendersi

Chi elude i controlli, ovviamente, espone se stesso e i consumatori al rischio contagio e ai sintomi della malattia tant'é che l'Asl invita tutti i cacciatori a rivolgersi ai veterinari per effettuare i controlli dovuti. "La sintomatologia classica è caratterizzata da diarrea (che è presente in circa il 40% degli individui infetti), dolori muscolari, debolezza, sudorazione, edemi alle palpebre superiori, fotofobia e febbre", fa sapere l'Istituto Superiore di Sanità. La Trichinellosi si può evitare consumando carne ben cotta (un minuto a 65°C), evitare di consumare carne troppo scura (colore deve essere tra rosa e bruno) e poi, quando viene macellata la carne in casa, gli strumenti vanno igienizzati per bene.

"Salatura, essiccamento, affumicamento e cottura nel forno a microonde della carne non assicurano l'uccisione del parassita", conclude l'Iss.

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