"Immaginare quello che non c'è". Così Luisa Spagnoli inventò il Bacio

Dalla gastronomia alla moda, la vita incredibile dell'imprenditrice Luisa Spagnoli, che inventò il Bacio Perugina

"Immaginare quello che non c'è". Così Luisa Spagnoli inventò il Bacio

"La capacità di immaginare quello che ancora non c'è. Questo fa la differenza". E Luisa Spagnoli la differenza l'ha fatta per davvero, dando vita a un'industria al femminile e creando da zero prodotti innovativi, diventati famosi in tutto il mondo e, ancora oggi, di grande successo. Dalla gastronomia alla moda, fino alla solidarietà, è stata una delle donne straordinarie che hanno rivoluzionato il nostro Paese.

Dai confetti al cioccolato

Luisa Sargentini nacque a Perugia nel 1877 in una famiglia modesta. Il padre Pasquale infatti lavorava come pescivendolo, mentre la madre Maria era una casalinga. Così, dopo la morte del papà, Luisa dovette interrompere gli studi e cercare un'occupazione. All'età di 21 anni, la donna si sposò con Annibale Spagnoli, dal quale prese il cognome e rilevò, insieme a lui, un negozio di drogheria nel centro di Perugia.

Nel 1907, la coppia si mise in società con Francesco Buitoni, Leone Ascoli e Francesco Andreani e aprì una piccola azienda dolciaria, con 15 operai: era nata la Perugina, che al tempo aveva il nome di Società Perugina per la Fabbricazione dei Confetti. L'azienda dolciaria infatti era specializzata nella produzione dei confetti.

I primi anni della Società non furono semplici e le perdite iniziali furono moltissime, tanto che l'azienda si trovò sull'orlo del fallimento. Per questo, nel 1909, la gestione dei bilanci venne affidata al figlio di Francesco, il diciottenne Giovanni Buitoni, che divenne un importante punto di riferimento per la Perugina. Il ragazzo, che aveva grandi abilità in campo economico, riuscì a pareggiare il bilancio e salvare l'azienda dolciaria, ben presto una delle maggiori imprese artigianali in Italia.

A cambiare le sorti della Perugina arrivò la Prima Guerra Mondiale. Quando nel 1915 l'Italia entrò nel conflitto tutti gli uomini abili alla leva vennero chiamati alle armi. Tra loro, oltre ai molti operai della ditta, ci fu anche Giovanni Buitoni. Così la gestione dell'azienda finì nelle mani di Luisa Spagnoli. Ma durante la guerra, un decreto vietò il commercio dello zucchero, considerato un bene superfluo. Luisa ebbe l'intuizione di passare dalla produzione dei confetti a quella del cioccolato, ottenuto mischiando il cacao con lo zucchero troppo caramellato avanzato da altre lavorazioni, ma che a quei tempi non poteva essere sprecato. Nacque così la prima tavoletta di cioccolato fondente "Luisa".

Il Bacio Perugina

Il fondente "Luisa" divenne ben presto un successo, anche perché venne immesso sul mercato a un prezzo contenuto, che rese il cioccolato un bene accessibile a tutti. La vera svolta però arrivò nel 1922, quando venne ideato e creato il prodotto di punta dell'azienda, che ancora oggi riveste un ruolo centrale nella produzione: il Bacio Perugina. Luisa pensò di riutilizzare il cioccolato e la granella di nocciole avanzati in azienda e che solitamente venivano smaltiti a fine giornata, per creare un cioccolatino con un cuore di gianduia e granella di nocciole e una nocciola intera sulla sommità, il tutto ricoperto di glassa al fondente. La forma ricordava il pugno chiuso di una mano e, per questo, la donna pensò di chiamarlo Cazzotto.

Ma il nome del prodotto non convinceva Giovanni Buitoni, che decise di presentarlo al mercato con un appellativo più dolce e caloroso: Bacio. La pubblicità del prodotto venne affidata al famoso disegnatore Federico Seneca, che ideò il cielo stellato, diventato iconico e che ancora oggi compare sulla carta del cioccolatino. Un'ulteriore particolarità del prodotto era (ed è ancora) la presenza di alcuni bigliettini con frasi poetiche all'interno dell'involucro che avvolge il cioccolatino. In poco tempo, il Bacio divenne l'articolo di maggior successo della Perugina: il suo sapore era inconfondibile e le frasi al suo interno invitavano i consumatori a scartarlo.

Nel 1923, Annibale Spagnoli lasciò la Perugina, che rimase nelle mani di Luisa, diventata consigliera di amministrazione e direttrice del settore confezioni di lusso e i suoi tre figli, Mario, Amedeo e Aldo.

Dal cioccolato alla moda

Luisa Spagnoli non fu solamente un'imprenditrice in ambito gastronomico. Alla fine degli anni Venti, infatti, la donna si dedicò all'allevamento del coniglio d'Angora, al fine di ricavare un particolare filato da utilizzare nel campo dell'abbigliamento. I conigli non venivano né uccisi, né tosati, ma semplicemente pettinati, per ricavarne la lana, grazie alla quale la Spagnoli pensò di creare scialli, boleri e altri indumenti. Si trattava di capi raffinati, che ben presto andarono a riempire gli armadi di alcune delle grandi attrici italiane, da Sophia Loren ad Anna Magnani.

Intorno al 1928 prese corpo nel settore della moda l'attività che ancora oggi porta il nome della sua ideatrice: Luisa Spagnoli. La vera novità fu l'utilizzo della lana del coniglio d'Angora per creare filati, in un periodo in cui in Italia questa fibra era ancora sconosciuta. Fino a quel momento infatti gli indumenti venivano confezionati utilizzando filato estero, che forniva prodotti di non elevata qualità. I primi esperimenti vennero condotti rifornendosi di lana dall'allevamento della famiglia Spagnoli, lavorato da alcune operaie della Perugina. Il risultato fu la creazione di indumenti di qualità, classici ed eleganti.

Fu l'inizio di una nuova attività, che si annunciava promettente e dalle grandi potenzialità. Luisa però non vide mai decollare l'azienda di abbigliamento, che venne portata avanti negli anni successivi dal figlio Mario.

Un'imprenditrice innovativa

Attenta alle esigenze dei propri dipendenti, sempre con lo sguardo rivolto al futuro e progressista in ambito sociale e lavorativo, Luisa Spagnoli è stata una delle più grandi imprenditrici del nostro Paese e il suo nome rappresenta, ancora oggi, un pilastro della moda italiana.

Quando scoppiò la guerra, gli operai della Perugina vennero richiamati alle armi e furono le donne a prendere i loro posti nell'azienda portata avanti dalla Spagnoli. Successivamente, per venire incontro alle esigenze delle sue dipendenti, Luisa decise di creare un asilo nido nello stabilimento di Fontivegge e costruì degli spacci all'interno dell'azienda, così da permettere alle operaie di fare la spesa prima di tornare a casa dal lavoro.

Oltre all'imprenditoria, la Spagnoli si dedicò anche alla beneficenza, donando aiuti all'orfanotrofio di Perugia, organizzando una serie di attività assistenziali e pagando le cure ai famigliari dei lavoratori che non potevano permetterselo.

Luisa Spagnoli morì nel 1935, prima di vedere interamente il successo delle sue creazioni. A portare avanti le sue attività pensarono i figli, che continuarono nell'opera della madre, un'imprenditrice e una donna straordinaria, che prima di tutti ebbe il coraggio di guardare avanti di decenni, anticipando l'evoluzione della presenza femminile sul lavoro.

Infatti, oltre al suo esempio personale di imprenditrice donna, l'inserimento nelle sue aziende di operaie, cui venivano riconosciuti diritti e bisogni, rappresentarono un passo innovativo per l'epoca. E oggi il nome e la storia di Luisa Spagnoli sono una testimonianza importante dell'industria italiana al femminile.

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