La religione woke dilaga anche al parco giochi, un luogo che sembrava immune da ogni forma di censura morale. Non è una boutade, ma quanto registrato in Svizzera, per la precisione alla Fiera d’Autunno di Basilea. Lì hanno deciso di vietare una delle attrazioni più classiche e popolari: il tirapugni - o punching ball - quella macchina che misura la potenza di un colpo e che da decenni mette alla prova ragazzi, curiosi e qualche nostalgico dei film di Rocky.
Il motivo? “Hanno talvolta provocato comportamenti aggressivi”. Così ha spiegato Dominik Lachenmeier, portavoce della fiera, dopo aver confermato che i tirapugni non saranno installati “sulla base di osservazioni generali”. Tradotto: nessuna emergenza, nessun problema reale, ma un gesto preventivo — perché non si sa mai, magari qualcuno potrebbe offendersi o trovare “tossico” un pugno dato a una macchina di plastica.
Ma non basta. Come riportato da Tio.ch, a dare il colpo finale al povero punching ball ci ha pensato Angelo Gallina, presidente del Box Club Basel: “Queste macchine attirano un tipo di comportamento che definirei ‘maschilismo tossico'. Con la boxe vera non hanno nulla a che vedere. Capisco perfettamente la decisione di rimuoverle”. Parole che dicono tutto: il maschio che prova la sua forza non è più un ragazzo che gioca, ma un pericolo sociale. Peccato che la polizia cantonale abbia già chiarito che non esiste “alcun aumento di chiamate legate ai tirapugni” e che “la loro assenza non è nemmeno stata notata”.
Insomma, nessun problema, ma tanto zelo ideologico. È la logica del nostro tempo: non conta la realtà, conta la percezione. E così, in nome della sensibilità del momento, si riscrive perfino il divertimento popolare. Il luna park, luogo di eccessi innocenti e risate rumorose, diventa improvvisamente un campo minato sociologico dove ogni gioco deve passare il test della correttezza. A sostituire il “pericoloso” tirapugni, arriva ora il “colpo del martello”, l’Hau den Lukas.
Dieci franchi per dieci colpi, la possibilità di vincere un peluche e la rassicurante promessa che conta più la tecnica che la forza. Una morale perfetta per l’epoca woke: non mostrare vigore e non esprimere competizione, ma restare nel recinto della dolcezza controllata. Lo zenit del politicamente corretto.