Il rebranding è stato un disastro: Jaguar affossata dal woke

Pioggia di critiche e vendite crollate. Ora la casa automobilistica è a caccia di una nuova agenzia pubblicitaria per contenere i danni

Il rebranding è stato un disastro: Jaguar affossata dal woke
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Lo avevamo previsto e così è stato: la svolta woke della Jaguar si è confermata un flop senza precedenti. Il rebranding iper-inclusivo della celebre casa automobilistica era stato pensato per attrarre nuove fasce di consumatori: un team di 800 persone aveva messo a punto un restyling totale con tanto di addio all’iconografia classica, compreso lo storico logo raffigurante il giaguaro ruggente. Lo spot con protagonista un gruppo multietnico/Lgbt e privo di macchine aveva gettato benzina sul fuoco, scatenando una (comprensibile) ondata di proteste e di sberleffi. Anche Elon Musk era intervenuto con una stilettata: “Fate ancora automobili?”.

Ebbene, il fallimento del rebranding è stato certificato anche dai vertici Jaguar. Come riportato dal Telegraph, l’azienda è già alla ricerca di una nuova agenzia pubblicitaria. A seguito delle stroncature comparse in rete è stata avviata una revisione del team creativo, attualmente gestito da Accenture Song e dalla sua agenzia interna Spark44. Nonostante la difesa del cambio di identità – “le critiche sono state alimentate da odio vile e intolleranza” – l’amministratore delegato Rawdon Glover ha sancito il cambio di rotta per provare a contenere i danni e riposizionare l’azienda con una proposta di fascia più alta.

Un portavoce della Jaguar ha dichiarato: "Per motivi di politica aziendale, JLR non rilascia dichiarazioni su alcun accordo con i fornitori. Accenture Song è attualmente sotto contratto fino alla metà del 2026. Non abbiamo altro da aggiungere in merito". Ciò che è certo è che non si tratta di un buon momento per il colosso delle quattro ruote.

Al flop della campagna di comunicazione va affiancato il crollo delle vendite. Secondo gli esperti, il passaggio al full electric ha interpretato un ruolo da protagonista. E i numeri non lasciano grandi margini di interpretazioni: vendite del marchio crollate di un quarto nel 2024.

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