Sei anni di indagine, e poi altri sei di un processo che nessuno sembra aver fretta di chiudere da quando è venuta alla luce una strana storia di milioni di dollari allex Pci-Pds-Ds. Nel dibattimento in corso a piazzale Clodio sui presunti dossieraggi illeciti effettuati da Francesco Pazienza per ricattare Luciano Violante (il tutto a margine delle indagini sulla morte del poliziotto Samuele Donatoni ucciso da «fuoco amico» nel tentativo di liberare limprenditore Giuseppe Soffiantini) a sorpresa spuntano i verbali di interrogatorio di Massimo DAlema, dellex responsabile giustizia dei Ds Pietro Folena, dellallora presidente della Camera, e di altri funzionari di partito. I quali non parlano solo sullassociazione capitanata dal faccendiere ligure e da agenti infedeli, ma rispondono a domande su flussi di denaro e progetti internazionali oggetto dinvestigazioni da parte della polizia. Il processo si è andato via via sgonfiando per le accuse inconsistenti (stigmatizzate in un dossier al Csm) e perché sei degli otto imputati hanno approfittato della prescrizione. I restanti due, entrambi agenti di polizia, hanno invece deciso di andare avanti per amor di verità da un processo che ha visto finire nei guai anche il teste dellaccusa, il dirigente Raffaele Clemente, indagato per falsa testimonianza, poi archiviato, la cui posizione è tuttora pendente in Cassazione.
I vertici dellex Quercia entrano in questa spy stsory grazie al personaggio-chiave della vicenda, il toscano Giulio Rocconi, considerato l«uomo di collegamento» tra lallora detenuto Pazienza e i sodali del gruppo. Dalle intercettazioni depositate sembra emergere, però, unattività finalizzata a un presunto scambio di favori tra il «faccendiere» ligure e lex premier DAlema. Con questultimo che, stando alle conversazioni e alle lettere dei personaggi indagati, avrebbe incaricato Folena di «agganciare» indirettamente il faccendiere (interessato a una revisione del processo della strage di Bologna) chiedendo «informazioni» su Prodi, Cossiga e Violante. Vero o falso? DAlema casca dalle nuvole. Giura di non saperne niente, idem Folena. Ma siccome le opere e le parole di Rocconi sono state ritenute affidabili per giustificare sei arresti, i magistrati prendono a verbale sia luno che laltro. Ma cè unaltra vicenda sui Ds che i pm Maria Monteleone e Giovanni Salvi vogliono chiarire nellinterrogatorio: «(...)Quindi lei - spiega la pm rivolgendosi a DAlema - avrebbe ricevuto informazioni poi utilizzate. E comunque vi era stata anche una richiesta da parte del suo partito di corresponsione di cinque milioni di dollari di unoperazione finanziaria che loro effettivamente stavano compiendo, stavano tentando di compiere, in una banca a Montecarlo (...). Gli avrebbe poi detto che di questa operazione finanziaria pari a circa 35 milioni di dollari, 5 milioni comunque sarebbero stati destinati al partito del quale lei fa parte. Questo è il quadro che emerge dai dati... lei non ha mai sentito?». DAlema è categorico: «No, soprattutto non ho mai ricevuto questi 5 milioni di dollari». I pm affontano poi un altro capitolo oscuro, legato ad un personaggio che DAlema, a verbale, definisce «un criminale»: Lyndon Larouche. Figura controversa, più volte candidata alle presidenziali Usa, Larouche è un Democratico, tacciato di antisemitismo, che propone al mondo la sua ricetta per «rifondare il sistema finanziario mondiale». Uno degli emissari di Larouchenel 1998 - tramite il solito Rocconi - propone alleditore romano Paolo De Bernardinis di tentare di coinvolgere i Ds nellorganizzazione di un meeting sulle teorie «larouchiane» che strizzava locchio alla Cina. Pascali affida a De Bernardinis un documento intitolato «La via della seta» col compito di trovare un contatto dentro Botteghe Oscure. Leditore interessa un suo amico, segretario di sezione Ds, vicino al funzionario Ds, Nicola De Querquis, collaboratore prima di Folena e poi di DAlema. È con lui che De Bernardinis va a parlare a Botteghe Oscure, sottoponendo il progetto e chiedendo un incontro con Folena in previsione della missione che DAlema avrebbe di lì a poco fatto negli Usa. De Querquis, interrogato, conferma. Dice che la cosa non gli sembrò convincente ma che di certo laveva riferita a Folena. E che di un secondo progetto parlò con uno dei consiglieri di DAlema «che era la persona che teneva i rapporti con il mondo delle imprese»: Massimo Micucci. Il faccia a faccia avviene a Palazzo Chigi. Dice De Querquis: «Li vidi proprio, se non ricordo male, vennero una volta... io ero lì perché nel frattempo passai nella segreteria di Massimo DAlema».
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