Il soffietto del Tg1 tra guerra e terrorismo

L’altra sera, dopo 12 minuti e mezzo di servizi del Tg1 delle 20 dedicati all’emergenza criminalità a Napoli, abbiamo avuto finalmente il bene di conoscere l’infallibile ricetta del famoso giallista Frederick Forsyth su come va affrontato lo strapotere della camorra. All’inviato Luigi Saitta, che per intervistarlo era corso fino a Londra nonostante la presenza in loco di due corrispondenti Rai, l’autore del Giorno dello sciacallo ha dichiarato: «Normalmente contro i criminali voi usate i carabinieri. Ma a Napoli è diverso, dovete usare tutti i metodi possibili». Attimi di suspense. E adesso che cosa proporrà? L’impiego del sarin? La tortura? La pena di morte? Il brivido dura mezzo secondo: «No all’esercito. Sì alle intercettazioni telefoniche, ai pedinamenti, agli arresti e agli infiltrati». Cacchiarola, come dice Antonio Gava, così si fa! Bisognerà avvertire subito non solo i carabinieri, ma anche quegli sprovveduti di poliziotti e finanzieri.
Momento, momento, c’è dell’altro. Stavolta su Forsyth in persona. Anticipa l’inviato del Tg1: «Sta per uscire intanto il suo nuovo thriller, L’afghano, un romanzo incentrato sul dopo 11 settembre e sull’attentato islamico durante una conferenza del G8». Copertina del libro a tutto schermo. Riprende Forsyth: «Il terrorismo è oggi il vero pericolo mondiale, è una vera e propria guerra che durerà almeno 20 anni».


Nel frattempo la guerra di Napoli in questo servizio del Tg1 è durata 39 secondi e quella che più interessava a Forsyth solo tre di meno: 36. L’importante è che siano finite entrambe in un soffio. Anzi, in un soffietto.

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