«Negli anni Settanta, quando alluniversità mi occupavo di Sofonisba Anguissola, i miei colleghi distituto mi prendevano in giro, mi dicevano: ti occupi delle sofonisbe. Così Gadda, sicuramente dal nome della pittrice, definiva malcerti e insidiosi esseri che per lo scrittore lombardo incarnavano simbolicamente lintero universo femminile», dice Flavio Caroli introducendo la coversazione sulle pittrici dellepoca moderna.
Ma lei non smise di occuparsi di Sofonisba. «Assolutamente no. Anzi mi dedicai a scoprire lattività anche delle altre sorelle Anguissola: Lucia, Europa, Anna Maria. Cera anche unaltra sorella, Minerva, ma si occupava di letteratura. Per non parlare del fratello Asdrubale, un flaneur di provincia che vivrà tutta la vita alle spalle della sorella Sofonisba». Le sorelle Anguissola sono le prime pittrici importanti dellera moderna? «Senza dubbio. E forse quella che aveva più talento era Lucia, che però morì giovanissima. Il ritratto che ha fatto della sorella Europa dà la dimensione della qualità da poetessa della debolezza di Lucia. Pur con le sue poche opere si colloca nel novero dei grandi ritrattisti dei vinti: da Lotto a Savoldo a Romanino a unaltra grande pittrice, Fede Galizia».
Sofonisba e le altre, artisti tout court o artiste al femminile? «Artiste di grandi qualità, di valore universale, ma espressione di quello che si chiama con una parola un po abusata specifico femminile. Naturalmente lo specifico che si può cogliere nelle loro opere è questione di sensibilità, di temi famigliari ma anche di profondità più che di caratteristiche perfettamente individuabili. Il peso di questo specifico è dimostrato anche dalle qualità di unaltra pittrice lombarda: Fede Galizia. Anche lei è artista dotata di una sensibilità particolare che non è sbagliato definire femminile. È uno dei grandi pittori di nature morte. In una chiave molto moderna, basta pensare alla pittura di Morandi, la Galizia delega gli oggetti a rappresentare la sua sensibilità: certo attraverso una mediazione formale rigorosissima con virtuosismi nelluso della luce. Siamo in presenza di una artista di grandissima qualità. Milanese, figlia di un miniatore trentino, la sua pittura è tenue, delicata, dunque femminile. Le nature morte diventano soggetti di quadri solo alla fine del Cinquecento, prima se ne stanno in secondo piano nel dipinto. Un po come i paesaggi che passano da comprimari a protagonisti. A un certo punto il soggetto tradizionale del dipinto, la figura umana, scompare. E la scena viene occupata da campi, foreste, cesti di frutta. Cè un quadro di Vincenzo Campi del 1585 dove il processo sta per completarsi: la scena è tutta occupata da cesti di frutta e verdure di diverso genere, con la venditrice, che dà il nome al quadro, tenuta rigorosamente in secondo piano. Ma presente. Comunque Galizia è tra i primi a dipingere nature morte, e non è estraneo a questa scelta il peso di quello che abbiamo chiamato lo specifico femminile. Prima di lei cè un quadro di Ambrogio Figino del 1593-94, cè il magnifico Fiscella di Caravaggio del 1598-99. Cè una natura morta dello spagnolo Sanchez Cotán del 1602 e poi cè il quadro della Galizia: il che conferma la qualità della pittrice».
Sofonisba era anche molto famosa: non per nulla è citata nelle Vite di Giorgio Vasari. «Sì. Era assai famosa e naturalmente a questo fine essere presente nelle pagine delle Vite era essenziale. Era quel testo di biografie di pittori che faceva la fama o meno di un artista. E non era facile riuscire a esservi presenti: soprattutto per un lombardo, Vasari chiamava così tutti quelli che stavano oltre gli Appennini, da Bologna in su. O si era toscani, dunque bravi, o lombardi dunque mediocri. Ma il suo artista di riferimento, il grande Michelangelo Buonarroti, gli aveva detto che Sofonisba aveva talento. E lo storico dellarte se nera andato fino a Cremona. Di quei tempi una faticaccia. Era stato il padre dellAnguissola a scrivere al Michelangelo, il Papa dellarte in quella epoca, e a mandargli i disegni della figlia. Tra quei disegni cera anche Il fanciullo morso da un granchio nel quale la giovanissima artista cremonese, aveva sui ventanni quando lo schizza, coglie lespressione del dolore infantile con uninvenzione della descrizione dellevento che piacque particolarmente al grande artista fiorentino. E quella smorfietta di dolore colta da Sofonisba la ritroviamo poi nel Fanciullo morso da un ramarro di Caravaggio. Però la storia dei rapporti tra le due opere è lunga da raccontare. Basta sottolineare come larte di Sofonisba fosse assai matura e lei avesse avuto fior fiore di maestri, grandi artisti che operavano a Cremona, da Bernardino Gatti ad Antonio Campi. La sua era lattività di una giovane dambiente nobiliare con le caratteristiche di stile di vita che questo implicava, ma dotata di mano, visione e gusto sicuri. Dopo la fama che le diede Vasari, Sofonisba divenne una star: tanti nobili milanesi chiedevano di essere ritratti da lei. Finché Filippo II, re di Spagna, le chiese di trasferirsi a Madrid dove divenne dama di compagnia della regina e continuò a dipingere. Poi la regina morì, lei si sposò con un nobile che viveva a Palermo, poi con un nobile capitano genovese. Visse fino a novantanni. Fece a tempo a conoscere Van Dick che la ritrasse e scrisse di avere imparato più da questa vecchia signora mezza cieca che da tanti artisti italiani. Fu lei a insegnargli a calare la luce dallalto. Così si nascondevano le rughe. Un altro esempio di specifico».
Anguissola, Galizia, ma il Seicento è anche il secolo di unaltra grande artista, Artemisia Gentileschi. «Senza dubbio una pittorona, dal segno forte, dallassoluta padronanza del mestiere. Era figlia di un grande pittore. Ma in lei quello specifico di cui si diceva, quella sensibilità, quellattenzione allambiente famigliare che faceva sì che le sorelle Anguissola si dipingessero luna con laltra, con quei loro profili di pallide giovanette padane che rimbalzavano da quadro in quadro come in specchi borgesiani, o quella malinconia di tratto della Galizia, non cè. Artemisia donna forte, pittore tra i pittori, con più di uno dei quali ha solidi rapporti carnali ed è anche vittima di un discusso stupro (leggendo gli atti del processo le sue accuse mi sono parse poco fondate), la Gentileschi dipinge benissimo ma con lo stile di un artista tradizionale, cioè maschile. Anche se poi è tipico di una forte sensibilità femminile imbarcarsi in un viaggio di mesi per andare ad assistere il padre morente a Londra».
Dunque le prime grandi pittrici moderne sono italiane. «In realtà per una fantastica coincidenza della storia del mondo. Nel 500 a.C. vissero in diverse parti del mondo contemporaneamente Socrate, Budda, Confucio e Zoroastro come racconta Gore Vidal nel suo romanzo Creazione. Per una di queste straordinarie coincidenze proprio nel periodo in cui Sofonisba acquisisce la sua fama, tra la metà del Cinquecento e il Seicento, in Cina si afferma unartista di grande finezza (i disegni dei suoi fiori sono fantastici): Ma Shuzen. Una cortigiana. Firmava i suoi quadri con il più allusivo dei fiori: unorchidea. E nelle sue opere si leggono quei tratti di gentilezza e attenzione alle sensibilità, spesso traslata dalla persona alloggetto, che segnano lopera delle sorelle Anguissola».
E la storia va avanti. «Sì, nel Settecento vi sono alcune grandi artiste. La veneziana Rosalba Carriera, una testimone gentile della vanità dellepoca (in particolare di quella della sua città). Angelica Kaufman, nata a Coira in Svizzera e grande frequentatrice di salotti europei illuministi prerivoluzionari. Elizabeth Vigée Le Brun, parigina che invece simbatte nella rivoluzione dell89 e se ne scappa a Firenze. Sono tutte ritrattiste formidabili perché la sensibilità e la psicologia femminile le aiutano a comprendere lanima dei soggetti che dipingono meglio di tanti pittori maschi. Nel Settecento anche in Cina crescono due altre grandi artiste: Luo Ping, che in certi suoi quadri surreali dipinge come il Goya vecchio. E Quan, che immerge i suoi fiori e le sue farfalle in spazi liquidi che ricordano Miró. Va ricordato che nel frattempo nellImpero celeste era entrato alla grande lOccidente. Il più grande pittore cinese del Seicento è un milanese, Castiglioni».
E poi? «E poi cè una impressionista dotata come Mary Cassat nellOttocento. E dopo arrivano le avanguardie. Avanguardia significa prima linea. È una pittura di guerra, dunque una pittura di uomini anche quella di donne di grande valore come la russa Goncarova, la francese Sonia Delaunay o la tedesca Paula Modersohn-Becker. Certo una pittrice militante, assai attiva anche con le pistole non solo con i pennelli come Frida Kahlo è anche unartista molto attenta al corpo dolorante delle donne, unartista molto femminile. Pesa in questo caso lambiente messicano che segna i comportamenti femminili molto di più dellEuropa novecentesca nella stagione delle avanguardie».
Oggi, con lattenzione al femminismo, con unarte addirittura di lotta sui temi della donna, con una Biennale di Venezia del 2005 che, curata da due donne spagnole, per ricordare «lo specifico femminile» ha proposto persino un lampadario composto di tampax, si può parlare di un ritorno alle sensibilità delle «sofonisbe»? «Ci sono artiste di grande valore. Una grande vecchia come Louise Bourgeois, per esempio. O la bravissima Marina Abramovich che è in mostra adesso allHangar Bicocca a Milano. Lartista di origine serba è famosa per le sue performance che esegue spesso in prima persona, completamente nuda. Me la ricordo a Kassel che dava certi colpi, delle vere e proprie panciate ad alcune strutture che le scorrevano di fronte. Colpi così violenti che il suo corpo si riempiva di lividi. È una donna colta, appassionata, intelligente, le sue performance sono di grande interesse, visivo e culturale.
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