Sofri contro l’amico Giuliano: «Moratoria? Solo uno slogan»

L’ex leader di Lc scrive un saggio anti-Ferrara La replica: in ospedale una nuova Shoah

da Milano

È lo scambio fra due amici di vecchissima data. Un confronto tutto di merito, di reciproca stima e di grandi contenuti. Comunque finirà la campagna elettorale di Giuliano Ferrara per una «moratoria» sull’aborto, la polemica con Adriano Sofri lascerà il segno. Perché il pamphlet a firma dell’ex leader di Lotta continua, ora giornalista e scrittore, in uscita in questi giorni da Sellerio, è una risposta alla battaglia anti-aborto che non risparmia nessuna critica all’amico trentennale.
«Contro Giuliano. Noi uomini, le donne, l’aborto» è il titolo del libro, anticipato da un’intervista al settimanale L’espresso. Ieri la risposta di Ferrara sul Foglio, con i toni della cordialità ma dell’esplicito dissenso.
Da una parte c’è Sofri, che definisce l’uso della parola «moratoria» nella campagna anti-aborto «un furto con destrezza», «uno slogan e niente più»: «Moratoria dell’aborto non significa niente. Gli Stati possono sospendere le esecuzioni capitali, ma le donne non possono sospendere sine die gli aborti». Dall’altra c’è Ferrara che sostiene che «l’aborto massificato e moralmente indifferente di oggi è una pratica di disprezzo e disumanizzazione della vita il cui unico paragone moderno è la Shoah». Da una parte c’è Sofri che ritiene contraddittorio il discorso di Ferrara: «L’aborto, proclama, è omicidio. Allora, gli chiedi, le donne che abortiscono sono assassine? No, protesta lui, assassini siamo io, tu, la società». E lui, «l’elefantino» - come si firma sul suo giornale - ieri ha insistito: «Che le donne non siano assassine, ma l’aborto sia un omicidio, non l’ho detto solo io. L’ha detto la tua amata Natalia Ginzburg, l’ha detto il tuo maestro Bobbio, il tuo poeta prediletto Pasolini».
Sofri: «In questa crociata (Ferrara, ndr) è riuscito a isolarsi non solo dai suoi supposti partner politici, ma dalla stessa ufficialità della Chiesa».

La replica: «Io sono isolato ma non vinto, caro Adriano. Non ho ripudiato il mio mondo, è dal meglio del mio mondo laico che prendo le risorse razionali per stringere la mano di quell’altro mondo di fede che rispetta la realtà».

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