Un «Sogno» eterno chiamato amore

C on quello che debutta questa sera alle 21, gli allestimenti del «Sogno di una notte di mezza estate» realizzati dall’Elfo ammontano a quattro. Il primo, in versione giovanilistica e rockettara, risale al 1981, ha rappresentato il primo grande successo della compagnia e porta la firma di un appena trentenne Gabriele Salvatores. Gli altri due, per certi versi agli antipodi tra loro, hanno avuto per regista Elio De Capitani e sono rispettivamente datati 1988 e 1997. A più di dieci anni dall’ultima messinscena di questa visionaria commedia shakespeariana, De Capitani ha pensato bene di riprendere il discorso da dove l’aveva lasciato, fornendoci una sorta di rivisitazione del suo ultimo allestimento in cui si insiste sulla tematica amorosa, sullo strano intreccio di passioni sfasate, di sentimenti che sembrano non imboccare mai la strada giusta, sino al prodigioso e risolutivo finale. Da stasera e fino al 4 luglio vedremo quindi scorrere sul palco dell’Elfo Puccini le vicende di due coppie di giovani innamorati (in particolare di Ermia e di Lisandro), del loro rapporto contrastato dalla sorte, dalla figura paterna e dall’autorità politica, ma rocambolescamente favorito da una schiera di folletti e di fate che agiscono (non senza danni collaterali) attraverso filtri d’amore, incantesimi e nebbie miracolose.
Trent’anni fa, la versione del «Sogno di una notte di mezza estate» proposta dall’Elfo mostrava parecchi risvolti generazionali. Nella ribellione di Ermia e Lisandro all’autorità paterna e ai diktat delle istituzioni, un pubblico composto soprattutto da giovani non faticò a scorgere il richiamo alle contestazioni degli anni Settanta, a quel clima pervaso di desiderio di trasgressione, di utopia, di sogno che già stava perdendo il suo incanto mentre iniziavano gli Ottanta. Oggi la situazione si è del tutto capovolta: gli attori dell’Elfo si trovano nel ruolo dei padri, fanno parte di una compagnia che rappresenta un’istituzione tra le più consolidate del mondo dello spettacolo italiano, possono contare su di un teatro con strutture all’avanguardia e con una collocazione invidiabile nel tessuto urbano. Assieme a Ferdinando Bruni, che da decenni condivide con lui la direzione del gruppo, Elio De Capitani ha perciò inaugurato una politica di apertura ai giovani di cui si trovano tracce anche in questo ultimo allestimento del testo shakespeariano. I ruoli più rilevanti infatti sono affidati a una pattuglia di attori trentenni, affiancati da membri storici della compagnia come Ida Marinelli, Corinna Agustoni, Luca Toracca e gli stessi Bruni e De Capitani.
Vento di novità spira anche nella programmazione 2010-11 dell’Elfo Puccini. Oltre a protagonisti di spicco del teatro italiano – come Paolo Poli, Ottavia Piccolo, Moni Ovadia e Massimo Castri – il palcoscenico di corso Buenos Aires ospiterà gli spettacoli di figure che sinora si muovevano ai margini del sistema teatrale.

Come Mimmo Sorrentino, autore di poetiche e memorabili elegie urbane, che a febbraio 2011 presenterà una nuova pièce, interpretata tra gli altri da Cochi Ponzoni.
E come gli enfant terrible della scena off italiana, il duo Ricci/ Forte, a cui l’Elfo dedicherà in aprile una vera e propria personale, composta dalle loro tre produzioni di maggior successo.

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