Il sogno ha riaperto ma con malinconia

Si potrebbe dire e scrivere “buona la prima”. Per nostalgia e affetto. Non altro. Il Derby, nel senso di cabaret, ha ripreso la sua vita, in un sito diverso da quello originale e antico, oggi okkupato da chi la pensa in maniera diversa. Il Derby ha riaperto con l’assenza dell’Ornella, in vacanza maldiviana, e di altre cento belle gioie che hanno fatto, segnato, disegnato la storia di questo locale milanese. Visti sul palco un superbo e, veramente-sinceramente, emozionato Mario Lavezzi, la sua voce, le sue musiche, le sue dediche hanno scaldato e pure commosso. Rivisto Teo Teocoli in forma fisica perfetta, costretto, purtroppo direi, a rifare se stesso, dal Celentano al Battisti, in assenza di autori pronti a confortarlo (ma con quel carattere chi lo conforta, direbbe il Boldi). Appunto è salito sul palco anche Massimo Boldi, fiondatosi alla batteria per seguire ed eseguire le performance canore italorientali (Bambina Bambina e La Novia cantate in giapponese e coreano a denominazione di origine incontrollata) di Tony Dallara.
Tirato di conto un vintage con tutti gli annessi e connessi, anche in platea e galleria, qualche giovincello vestito trendy, molti canuti, alcune donne datate, altre in via di frollatura ma, nel complesso, un po’ tutti proustiani, alla ricerca del tempo e delle serate perdute. Anche se Lavezzi & Teo hanno cercato di respingere al mittente questa lettura malinconica del diario, il lunedì d’apertura altro non è stato. Questo è un limite, questo è un merito, in attesa di forze fresche, di qualche faccia non da tivvù ma da schiaffi. Impresa niente affatto facile, perché lo stesso Teocoli ha spiegato che alla base di tutto c’era la fame, c’era il sud dei terroni, c’era la landa meneghina, c’erano i pulmini Volkswagen e le discoteche traballanti.
Al Derby di via Mascagni Pietro (non Paolo, state attenti alla segnaletica e all’ecopass), con ottimo parcheggio sotterraneo, si possono ritrovare comunque il presepe che si è smarrito ma che deve fare i conti con il circo fastoso, lo Zelig ad esempio, degli altri, roba piccola, meglio non dire perché qualche terrunciello si offenderebbe. Proibito fare paragoni, il Derby quello era e quello non è più. Là dove c’era il Nuovo Arti, cinematografo, oggi il film è un altro, il fascinoso assessore Terzi Giuseppe ha proposto la struttura, Lavezzi e Teocoli ci provano, forse sognano anche che certe notti, certe atmosfere, appaiano di colpo dalla nebbia. In fondo c’è di peggio nella vita, c’è molto di peggio in questa Milano umida e sporcata su qualunque muro. Due ore a sentire musiche e qualche battuta possono aiutare contro il logorio della città moderna.

Allegria.

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