Il sogno di vagare in cielo che lascia libera la fantasia

Fantasie che volano libere. In origine furono due modesti meccanici del monotono Midwest statunitense, due uomini come tanti, che riparavano biciclette ma cullavano un sogno, un desiderio per il quale erano derisi da tutti. «Doneremo le ali all’uomo», ripetevano. Era una missione, quasi un’ossessione quella di Orville e Wilbur Wright. Un obiettivo che portarono a termine, nonostante la sfiducia di chi li osservava armeggiare intorno a quelle «macchine infernali». Il 17 dicembre 1903 alle dieci e trentacinque del mattino la macchina prese il volo dalle colline di Kill Davil Hills, realizzando il sogno più recondito dell’uomo: quello di dominare il cielo. L’idillio durò dodici secondi e trentasei metri: tanto bastò a Orville Wright, pilota del velivolo, per scrivere una tra le pagine più importanti della storia dell’umanità.
Cento anni dopo, il 17 dicembre 2003, a Kitty Hawk si sono ritrovati in tanti, tantissimi. Attori, uomini di governo e persino Neil Armstrong, il primo uomo sulla Luna. Per celebrare il centenario del primo volo Kevin Kochersberger, un docente di ingegneria meccanica nonché esperto pilota, alle dieci e trentacinque è salito a bordo di un Flyer che riproduceva esattamente il mezzo usato un secolo prima da Orville Wright. Poi, dallo stesso punto in cui un uomo per la prima volta volò su una macchina alimentata da un motore, si è staccato dal suolo e ha compiuto un breve viaggio sopra una folla esultante. Per prepararsi a quel momento l’uomo si era preparato per un anno e mezzo, ma ne è valsa la pena. «Volare su quello che io ritengo il velivolo più significativo nella storia è stata veramente un’esperienza stupefacente - ha poi commentato Kochersberger -. Mi ritengo una persona straordinariamente fortunata».

Impossibile dargli torto.

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