Sala strapiena, grandi risate e alla fine molti applausi per il nuovo film di Woody Allen, You will meet a tall dark stranger, che comincia con una citazione di Willian Shakespeare: la vita, alla fine, non significa nulla. Ad accompagnare al festival di Cannes il film, fuori concorso, e a presentarlo alla stampa sono stati il regista e Naomi Watts e Josh Brolin. Grandi assenti, invece, Anthony Hopkins e Antonio Banderas.
Il film, che arriverà in Italia in autunno, è ambientato a Londra e mette in scena alla Woody Allen una classica commedia sulle sorprese, e sui cambiamenti, della vita. Con il racconto leggero di ciò che accade a una serie di personaggi legati da rapporti familiari. Un uomo maturo (Hopkins) perde la testa per l’appariscente ed equivoca ragazza (Lucy Punch) le cui velleità artistiche sono acidamente commentate dalla figlia dell’innamorato («Lei un’attrice? Saprà simulare bene l’orgasmo»); uno scrittore in crisi (Brolin) cincischia sul suo secondo romanzo e si fa affascinare da una giovane dirimpettaia (Freida Pinto, già protagonista di The Millionaire); una gallerista disincantata (Watts) cade nella trappola tesa dall’affascinante datore di lavoro (Banderas). Personaggi che vivono ciascuno nella propria illusione, accomunati dall’incapacità di gestire i problemi, quotidiani o straordinari che siano, e dall’inclinazione a proiettarsi verso il futuro con l’immaginazione e il sogno. E personaggi per la cui esistenza a un certo punto tutto cambia, anche se non si capisce se in meglio o in peggio. Per esempio la moglie dell’anziano farfallone che ha il problema della vecchiaia, Helena (Gemma Jones) è una donna innocente come una bambina. Abbandonata, prima tenta il suicidio e poi scopre una veggente, Cristal, che la introduce al mondo New Age, un’esperienza che lei vive con dedizione e fede assoluta. E le ambizioni letterarie dello scrittore verranno salvate dall’improvviso coma di un suo amico. Comunque, il film si chiude con la frase «le illusioni sono le medicine per sopravvivere», segno che anche per Allen le speranze, anche se infondate, servono. «Le bugie che ci raccontiamo - ha spiegato - sono l’unico modo per essere felici».
Nel festival marcato dalla politica, che tracima dai film e dalle dichiarazioni, Allen non si è sottratto alle domande sui massimi scenari. Anzi. Il regista si è definito «un grande tifoso» del presidente americano al punto da lanciare la proposta provocatoria di conferirgli pieni poteri fino al termine del mandato. «Sono entusiasta di Obama, lo trovo geniale - ha detto il cineasta culto dei libertari di tutto il mondo -. E il Partito repubblicano dovrebbe smetterla di mettersi di traverso e di tentare di colpirlo». Per concludere sul tema con queste parole: «Sarebbe fantastico se Obama potesse fare il dittatore per alcuni anni, così potrebbe fare in poco tempo un mucchio di cose buone».
Per fortuna, però, Allen ha poi abbandonato i panni dell’ingegnere costituzionale e del politologo - ma anche quelli del militante democratico e del seguace acritico dell’inquilino della Casa Bianca - ed è tornato nel ruolo di uomo di spettacolo che regala suggestioni e battute. «Sono fortemente contrario alla morte. E non ci sono vantaggi a diventare vecchi», ha detto fra il serio e il faceto alla conferenza stampa riferendosi un po’ allo «straniero alto e cupo» evocato nel titolo del suo film e un po’ al collega portoghese Manuel De Oliveira, ultracentenario: «Magari arrivare a quell’età come lui». Confermando indirettamente quanto aveva detto in una recente intervista.
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