da Roma
LEuropa mantiene i commenti allesecuzione di Saddam Hussein dentro il recinto della prudenza. Una sordina che nasconde il timore che la fine del dittatore possa rappresentare la miccia per ulteriori tragedie e che risponde alla necessità di rispettare una sentenza emessa da uno Stato sovrano e democratico e voltare pagina nel più breve tempo possibile.
Chi deroga almeno in parte dal copione diplomatico sono i rappresentanti dellUnione Europea. Il commissario allo Sviluppo e agli aiuti umanitari, il belga Louis Michel, ad esempio, definisce limpiccagione dellex rais un atto «barbaro», pur riconoscendo gli «orribili crimini» da lui commessi. «La pena di morte - commenta Michel - non è compatibile con la democrazia ed è contro i valori dellUe. Inoltre la morte di Saddam Hussein rischia purtroppo di trasformarlo in martire». Più blando lintervento dellAlto rappresentante per la Politica estera, Javier Solana: «LUe condanna i crimini commessi da Saddam ma anche la pena di morte». Margaret Beckett, ministro degli Esteri del governo di Tony Blair, si dichiara «soddisfatta che Saddam Hussein sia stato processato da una Corte irachena per almeno una parte dei terrificanti crimini che ha commesso. Adesso ha pagato. In ogni caso, però, il governo britannico non ha appoggiato e non appoggia la pena di morte né in Irak né in altri Paesi».
Il governo di Madrid, a sua volta, critica lesecuzione di Saddam ma è pronto a voltare pagina e a «collaborare con le legittime autorità irachene». Parigi, invece, «prende atto» dellesecuzione e fa appello agli iracheni affinché «guardino al futuro e lavorino alla riconciliazione e allunità nazionale». La Francia, come gli altri partner europei, è favorevole allabolizione della pena di morte. «Ma questa decisione appartiene al popolo e alle autorità sovrane dellIrak», aggiunge il Quai dOrsay. Preferisce guardare avanti anche il governo di Atene che, con il ministro degli Esteri Dora Bakoyanni, esprime lauspicio che lesecuzione di Saddam Hussein sia lultimo dramma delle violenze in Irak. Un invito e una speranza espressa anche dal ministero degli Esteri svizzero. Si mantiene sul filo della diplomazia il ministro degli Esteri olandese Ben Bot, il quale auspica che lesecuzione di Saddam produca un progresso decisivo in Irak, pur dichiarandosi contrario alla pena di morte, e ricorda che «la legge ha seguito il suo corso in difficili circostanze e che il processo ha rispettato gli standard giuridici fondamentali».
Rammarico viene espresso infine da Mosca.
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