Gian Micalessin
La vera partita incomincia adesso. LIran - che fino a venerdì rifiutava gli incentivi europei senza neppure conoscerli - attende nelle prossime ore larrivo a Teheran del rappresentante della politica estera dellUe, lo spagnolo Javier Solana, e si dichiara pronto a un dialogo. Il capo della diplomazia europea porta con sé il dossier top secret approvato a Vienna dai cinque Paesi membri del Consiglio di Sicurezza e dalla Germania (il cosiddetto 5 + 1). Nellattesa lo stesso presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad sembra rettificare il tiro. Dopo aver sparato a zero sulle sconosciute proposte europee per tutta la giornata di venerdì, ieri ha cambiato atteggiamento e ha ammesso, in una telefonata notturna con il segretario generale dellOnu, Kofi Annan, la possibilità di una svolta.
«Una via duscita per risolvere i problemi mondiali, tra cui anche quello del nucleare iraniano, consiste in unequa applicazione della legge per tutti, senza precondizioni o minacce»: le parole del presidente, secondo la consueta logica iraniana, significano che Teheran si considera legittimata, avendo firmato i trattati dellAgenzia internazionale per lenergia atomica (Aiea), a perseguire la scelta nucleare e i processi darricchimento delluranio. Ma nello spartito meno intransigente adottato da Ahmadinejad qualcuno vi legge una disponibilità a valutare le offerte europee.
Altri segnali di un ammorbidimento iraniano arrivano dal ministro degli Esteri Manoucher Mottaki a cui Javier Solana consegnerà, forse già oggi, il pacchetto dincentivi. «Stiamo aspettando la consegna ufficiale della proposta, ci esprimeremo soltanto dopo aver studiato a fondo quei documenti», sostiene il ministro, allineato nei giorni scorsi sulla linea ufficiale del rigetto preventivo. «Se vi sarà buona volontà le nostre idee contribuiranno a completare le proposte e garantiranno agli occidentali una via duscita dalla situazione che loro stessi hanno creato», ha spiegato alla televisione iraniana Mottaki. Teheran, insomma, sembra ora molto più interessata a quelle proposte. Soprattutto se connesse allofferta americana di colloqui diretti.
Se gli incentivi sono vantaggiosi, come si mormora, e se gli americani sono disposti a dialogare, come dicono, Teheran potrebbe anche ritener interessante una prova. Soprattutto se riuscirà a strappare una pausa negoziale senza smantellare, come pretendono gli americani, le catene di centrifughe assemblate per condurre gli esperimenti di arricchimento delluranio. Limitandosi a non rifornire le centrifughe e mantenendole magari sigillate sotto il controllo dellAiea, lIran sfuggirebbe a una risoluzione del Consiglio di sicurezza e a eventuali sanzioni mantenendo inalterate le proprie potenzialità nucleari.
Forse proprio a questo scenario punta Mottaki. Pretendendo negoziati senza precondizioni», il ministro degli Esteri avvia insomma trattative per la ripresa dei colloqui. Una scappatoia assolutamente vantaggiosa per sfuggire al voto del Consiglio di sicurezza mentre anche Russia e Cina sembrano pronte ad abbandonare Teheran. Gli Usa, anticipando le intenzioni iraniane, hanno già fatto sapere che non vi sarà molto tempo per rispondere alle proposte e che tutto dovrà concludersi «non nellarco di mesi, ma al più tardi in qualche settimana». Anche perché assieme agli incentivi sono state messe a punto le punizioni. Tra queste vi sarebbe anche un pacchetto di congrue sanzioni pronte a venir votate, o comunque non sottoposte al rischio di un veto russo o cinese.
Da quel che si è capito - nonostante la segretezza in cui si sono svolti gli incontri di Vienna - la risoluzione contenente le sanzioni diplomatiche ed economiche non farebbe alcun riferimento a quel capitolo sette del trattato dellOnu che prevede anche il ricorso alluso della forza in caso dinadempimento. Proprio questa limitazione avrebbe permesso agli Stati Uniti e ai loro partner europei di conquistare lappoggio della Russia e di smussare la contrarietà di Pechino.
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