Mi hanno quasi convinto non solo dellutilità ma dellindispensabilità di pattuglie militari perlustranti lItalia. Sì, ci vorrebbero proprio dopo che Furio Colombo, sullUnità, ha scritto testualmente: «Linvio di reparti militari armati nelle strade delle grandi città esalta la paura, inventa una emergenza, rende unica lItalia in Europa». Ci vorrebbero proprio dopo che, per effetto dellannunciata presenza di soldati, Bocca e Scalfari prefigurano lavvento di un nuovo fascismo o di qualcosa che gli somiglia tanto. Di Pietro grida al regime e perfino il cauto Casini invita «a non militarizzare il Paese». Sarà divertente - se ci si arriverà - vedere come si manifesta, in tutta la sua possanza, il pugno di ferro del berlusconismo. Magari non assisteremo proprio a uno sferragliare di cingoli che ricordi Budapest o piazza Tienanmen, ma i pasdaràn della catastrofe dietro langolo si accontentano anche di poco: gli basterà il passaggio dun paio di tranquilli ragazzi in uniforme per favoleggiare di maree nere.
Nessuno, è vero, li prenderebbe sul serio. E dunque se lo meriterebbero, i dissennati dellallarme permanente, di veder smentito tutto il loro agitarsi scomposto per i famosi o famigerati pattuglioni. Che non vorrei venissero accostati - per motivo di rima - al colonnello Buttiglione, ma che tutto potrebbero suggerire tranne il tallone di ferro e la repressione. Questi buoni motivi, lo ripeto, suggeriscono dessere per le ronde militari. Ma un motivo unico - unico ma solido - mi induce a valutarle con perplessità. Il motivo è che non si capisce bene a cosa servano, al di là dun effetto immagine e duna simpatica flessione di muscoli.
Con poche eccezioni, gli italiani vogliono bene ai loro soldati. Vederli fuori dalle caserme, a più diretto contatto con la gente, sarà confortante, almeno in un primo momento. Se ci accontentiamo di questo, il sì è doveroso. Ma se invece, di fronte a una situazione dellordine pubblico che la cosiddetta «percezione» popolare considera grave, si vuole un più efficace controllo della aree metropolitane, 2.500 giovanotti in divisa servono, temo, quanto un pannicello caldo su una gamba di legno. Sono molto di rado in sintonia con Eugenio Scalfari, da incoronare re Sole del giornalismo.
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