Soldi, clandestini e pulizia: An vuole «un patto di lealtà»

Un «patto di lealtà» con le istituzioni. Domani i fedeli musulmani «sfrattati» da viale Jenner pregheranno per il primo - e unico - venerdì al Vigorelli. Dalla settimana prossima, come hanno concordato due giorni fa Forza Italia, il prefetto e il direttore del Centro islamico Abdel Hamid Shaari, la comunità si trasferirà fino a fine agosto al Palasharp. Ma prima di spostarsi a Lampugnano, Alleanza Nazionale chiede che i responsabili del Centro prendano precisi impegni con le istituzioni. Innanzitutto, istituire un proprio servizio d’ordine che agevoli l’afflusso e il rapido deflusso dei fedeli al Palasharp e mantenga il decoro all’interno e all’esterno della struttura. In secondo luogo, per ragioni di sicurezza, dovranno vietare l’accesso agli stranieri senza permesso di soggiorno e ammettere solo chi è residente nella provincia di Milano. Ma anche impegnarsi a organizzare corsi di italiano per adulti e bambini e rendere pubblici sia i testi dei sermoni (tradotti in italiano) che i libri contabili del centro, perché come sottolinea il capogruppo milanese di An, Carlo Fidanza, «devono garantire la massima trasparenza sulle fonti di finanziamento delle proprie attività. Siamo per la costruzione di un Islam italiano pienamente integrato, trasparente e rispettoso della legalità». Fidanza spiega il senso del decalogo, valido sia per il trasferimento al Palasharp che per le altre aree che saranno concesso agli islamici a partire da settembre. Viste le polemiche delle ultime settimane, coi residenti pronti a far le barricate contro una moschea a due passi da casa, «gli islamici si devono impegnare a non recare disturbo al quartiere e non usare questa vicenda per favorire strumentali aggregazioni di gruppi non milanesi, utilizzando una presenza incontrollata come arma di ricatto nei confronti dell’amministrazione». Anche per l’assessore al Decentramento Ombretta Colli «è tempo che viale Jenner decida di essere una moschea milanese e non più, semplicemente, una moschea a Milano, isolata culturalmente dal mondo che la circonda. Dal centro più inquisito d’Italia mi aspetto concrete novità».
An dà la benedizione a un solo venerdì al Vigorelli e alla soluzione del Palasharp, mentre sui passi successivi chiede «un tavolo di maggioranza per valutare insieme». L’ipotesi dell’ex Pini a partire da settembre «presenta troppe ombre, Affori e la Comasina sono già densamente popolate da immigrati arabi, c’è il rischio di creare un ghetto».


Anche il presidente della Provincia Filippo Penati torna a ribadire un secco no all’ex ospedale psichiatrico: «Trasferire il Centro islamico ad Affori è una scelta sbagliata su un’area sbagliata. La soluzione va trovata nell’ambito di trattative private. La Provincia non è disposta a mettere a disposizione aree o immobili di sua proprietà».

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