«Il Sole 24 Ore» ritrova la strada per la Borsa

Cerutti sonderà gli umori sulla quotazione. Un percorso in salita. La stima: 800 milioni

Marcello Zacché

da Milano

Il Sole 24 Ore ci riprova: la Confindustria ha varato una commissione per valutare la quotazione in Borsa del «suo» quotidiano. La guiderà Giancarlo Cerutti, insieme con Paolo Targetti e Miro Radici. Da settembre Cerutti girerà l’Italia in lungo e in largo per sondare gli umori delle associazioni territoriali e di categoria. Per poi riferire alla giunta entro la riunione del 14 dicembre.
Non è la prima volta che il quotidiano controllato dagli industriali punta a Piazza Affari: nel 2000, per iniziativa della presidenza di Giorgio Fossa, furono affidati un mandato a Lazard e una perizia a Coopers Finance. Perizia che, a fine 2000, stimò in 700 euro il valore di ciascuno dei 20 milioni di titoli del Sole, per un totale di 1,4 miliardi. Ai dipendenti furono assegnate stock option esercitabili a quel valore. Ma con la presidenza D’Amato, partita proprio a metà 2000, non se ne fece niente. Soprattutto dopo che, l’anno successivo, Marco Tronchetti Provera (sponsor storico della quotazione) lasciò la presidenza del Sole per dedicarsi all’avventura Telecom. Nel frattempo quelle stock option sono diventate carta straccia: l’ultimo aggiornamento della perizia, comunicato ai dipendenti un paio di mesi fa, fissa in 400 euro il valore per azione. Vale a dire 800 milioni per tutto il Sole, 600 milioni (il 43 per cento) in meno di sei anni fa. In linea, peraltro, con la performance dei titoli editoriali dopo la new economy.
Bisognerà vedere se questa sarà la volta buona. Il primo siluro è già partito: «Preferirei che la quotazione non ci fosse» ha detto ieri Giorgio Squinzi, presidente di Federchimica (damatiano che gravita nell’orbita confindustriale più vicina alla Cdl). Aggiungendo di non vedere «progetti editoriali che giustifichino la quotazione». Una posizione condivisa da Fedele Confalonieri, largamente diffusa nella «pesante» Assolombarda e che ha sempre trovato proseliti nel gruppo degli editori, che non vedono di buon occhio il concorrente Sole in Borsa. Non è però un caso che il «saggio» individuato dalla presidenza Montezemolo sia proprio Cerutti: l’imprenditore piemontese era «vicepresidente operativo» del Sole sotto il presidente Guidalberto Guidi, subentrato a Tronchetti durante il regno confindustriale di D’Amato.
Ma con lo spoil system voluto da Montezemolo, che ha portato in via Monterosa la presidenza Cipolletta, Cerutti è stato l’unico a «sopravvivere» in consiglio d’amministrazione. Per questo appare l’uomo più indicato a mettere d’accordo gli industriali sulla quotazione. Anche se, avverte ancora Squinzi: «Non datelo per scontato». Di certo il Sole in Borsa, che piace al direttore Ferruccio De Bortoli, centrerebbe due obiettivi: porterebbe a casa risorse importanti a ridosso del full color (costato 60 milioni in un momento in cui il bilancio accusa da tre anni un utile in calo) e si metterebbe al sicuro dagli spoil system legati al cambio della presidenza in Confindustria.
Il punto su cui Cerutti potrà far leva è quello della struttura di governance: il timore diffuso nella «pancia» di Confindustria è che la Borsa apra la strada a un nocciolo duro di grandi imprenditori-soci che metta le mani sul giornale.

Per questo la garanzia di un modello di controllo equilibrato, magari con l’ingresso nel capitale delle associazioni, sulla scia del patto che controlla Mediobanca (il cui capitale è diviso tra «gruppi» omogenei tra loro) potrebbe essere la base da cui partire.

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