La solita fiera dell’ipocrisia

Scegliete voi se quest’anno il calendario per le celebrazioni sindacali del Primo Maggio è spietato, realistico o, forse, ironico. Si celebra, tutti assieme Cgil, Cisl e Uil, a Marsala, con qualche rimando alla questione dell’immigrazione e anche ai luoghi simbolici dell’Unità d’Italia. Corteo con parvenze unitarie, comizi e poi via verso il concerto romano di San Giovanni.
Ma, appunto, c’è il calendario in agguato. Quest’anno il 2 maggio è anche il giorno in cui cominciano le operazioni di voto per il referendum tra i dipendenti dello stabilimento di Grugliasco (ex carrozzerie Bertone). Si vota per stabilire se accettare le condizioni poste dalla Fiat (accettazione delle stesse regole contrattuali già applicate per Pomigliano e Mirafiori) e così far partire un cospicuo investimento e soprattutto avviare la produzione di auto a marchio Maserati, quindi lavorare per il mercato del super lusso, promettente e a forte valore aggiunto. Un giorno per organizzare i seggi e il 3 maggio (quindi presumibilmente a Roma saranno ancora montate le strutture base del grande Concertone unitario e a Marsala pure ci sarà ancora qualche lascito visibile della manifestazione) arriveranno i risultati. Imprevedibili, questa volta, diversamente dagli stabilimenti Fiat di Pomigliano e Mirafiori, perché la cassa integrazione è durata così tanto, almeno 5 anni, che gli stessi dipendenti hanno un po’ perso il rapporto tra di loro e tra loro e la fabbrica e neanche i capi sindacali sanno più bene come la pensano i lavoratori dello stabilimento. Pur tra i dubbi, però, si sono riprodotti gli stessi schieramenti dei referendum precedenti: Fiom-Cgil contraria all’accordo; Cisl, Uil e Fismic favorevoli. Ma il calendario quest’anno o ancora più spietato o, come dicevamo, realistico e dispensatore di ironia. Perché il 6 maggio (quindi ancora non sarà trascorsa una settimana dalle storiche celebrazioni unitarie di Trapani) la Cgil si fa il suo bello sciopero generale da sola, come ha fatto per una serie di scioperi generali, mobilitazioni di molto scarsa incisività negoziale, proclamati al tempo della segreteria di Guglielmo Epifani. Ma forse questo calendario così anti-retorico va ringraziato. Perché porterà subito in evidenza i contrasti di un mondo del lavoro che (forse prima dello stesso mondo imprenditoriale, con l’eccezione delle scelte di Sergio Marchionne alle Fiat) si sta misurando davvero con una serie di cambiamenti necessari e quindi si sta dividendo, perché le scelte difficili non arrivano mai con le belle bandiere unitarie, ma si conquistano grazie a chi ha il coraggio di compiere qualche strappo. E forse anche chi è ai margini del mondo del lavoro comincia a percepire qualche segnale di cambiamento.

Ne sono prova l’aumento degli occupati registrato in aprile e la diminuzione del numero degli inattivi (cioè di chi rinuncia a cercare un posto di lavoro). C’è quel poco di ripresa che i tempi permettono, certo, ma forse c’è anche la sensazione che, anche grazie alle novità contrattuali e agli accordi raggiunti, qualche opportunità in più si sta creando.

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