«È la solita storia: sono gelosi e mi accusano»

«È stata una delle tre volate serie di questo Giro. Gruppo e rettilineo, finalmente. Poi dopo il riposo stavo benissimo e la squadra è riuscita prima a gestire le fughe degli ultimi km poi, a portarmi a 500 metri dal traguardo nella posizione che volevo, dietro Petacchi, come mi ero prefissato. L’ho passato ai 250 metri all’arrivo ed ho vinto». Il vincitore della decima tappa, Mark Cavendish, descrive così la volata finale che gli ha dato il successo. Lo sprinter britannico risponde anche alle polemiche. Alcuni corridori in gruppo hanno detto che sull’Etna si è fatto tirare. «Penso che Ventoso abbia dei problemi, lo invito a fare una tappa con me. Potrei anche io accusarlo, avrei da giocare delle carte contro di lui. È sempre la stessa storia di tre anni fa, di quattro anni fa. Francesco Chicchi era in gruppo con me, abbiamo parlato e ha detto che non c’e stato alcun problema sull’Etna. Ogni volta che finisco dentro il tempo massimo pensano che abbia barato: se mi fermo a fare pipì, a cambiare una ruota e qualsiasi altra cosa ho sempre la giuria ho la televisione dietro di me o qualche commissario che mi controlla. Sono cose che si dicono per gelosia - aggiunge “Cannonball” -. Chi sta ai vertici cercano di trascinarlo giù, ma queste cose non mi toccano. Sfido Ventoso a restare con me nelle retrovie».


Molto diversa è la sua versione di quanto accaduto domenica: «Eravamo in sei, quattro della Htc e due di altre squadre - racconta - abbiamo parlato come se la nostra vita dipendesse da quella salita. Ce l’abbiamo messa tutta e abbiamo recuperato due minuti, andavamo a tutto gas ma ognuno pedalava per sè».

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