Politica

Il solito metodo targato Fiom: prima dei posti viene l’ideologia

di Pierluigi Bonora

La strategia tanto cara al leader della Fiom, Maurizio Landini, quella cioè di mettere l’ideologia davanti alla disponibilità concreta dei posti di lavoro (vedi l’infinito braccio di ferro con la Fiat e i recenti sviluppi), fa presa anche sul sindacato a monte, ovvero la Cgil. L’esempio arriva dal caso Wagon Lits, e dalla decisione del sindacato guidato da Susanna Camusso di non sottoscrivere l’accordo, come invece hanno fatto le altre sigle, per ricollocare i 152 lavoratori lombardi rimasti senza impiego. Le prospettive occupazionali ci sono e alcune di queste persone, come sottolineato dalla Regione Lombardia, avranno un contratto a tempo indeterminato già alla fine del mese. Eppure la Cgil dice no. Insomma, dopo Pomigliano e Mirafiori, tanto per citare le ultime vertenze Fiat che hanno visto la Fiom andare controcorrente rispetto agli altri sindacati, il metodo Landini sbarca ora in Lombardia e nel settore del trasporto ferroviario. Un perfetto tentativo di indurre al harahiri in nome dell’unità dei lavoratori coinvolti nel taglio dei treni notte. «La soluzione trovata in Lombardia non sarà ripetibile altrove», legge nella sfera di cristallo il capo della Filt Cgil regionale, Stefano Malorgio, in linea con il pessimismo espresso in questi mesi dal segretario generale della Fiom a proposito della vicenda Pomigliano. L’impianto Fiat, dato per morto, si sta invece giocando il proprio futuro con la produzione della nuova Panda e non sembra che il riavvio delle linee di montaggio sia coinciso con un ammutinamento delle tute bianche campane. «Temiamo che chi ha sottoscritto l’accordo voglia spaccare i lavoratori, cui noi diremo di non accettare la ricollocazione», aggiunge Giuseppe Parise, segretario di Fastferrovie, contrario con la Cgil alla soluzione trovata per i 152 addetti.
Ma com’è possibile, nello stato di crisi che il Paese sta attraversando, invitare i lavoratori a sbattere la porta in faccia a chi propone loro un’alternativa alla disoccupazione? È lo stesso discorso che la Fiom, spalleggiata dai Cobas, sta ripetendo da mesi a Pomigliano, tanto da organizzare per questo inizio d’anno scioperi (si parte il 9 gennaio con le prime 4 ore) e proteste (la manifestazione di Roma dell’11 febbraio) contro la Fiat e la sua scelta di uscire dal contratto nazionale. Avanti di questo passo con i loro «signor no», il rischio reale per i sindacati più estremi è pesante: l’isolamento completo. E chi decide di seguire questa strategia, pretenda almeno un premio fedeltà: che siano Landini & C.

a trovare loro uno stipendio.

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