Santità, a Milano ricordatevi del rovescio delle famiglie, che non sono le coppie gay ma gli sfamigliati.
Vengono a visitarli come fantasmi i loro figli, ai genitori separati; o sono loro i fantasmi per i loro figli, icone tardive dell'infanzia, ombre sopravvissute del loro passato che s'intrattengono invano davanti alla porta per tardare gli abbandoni e simulare calore nella freddezza spettrale dei congedi.
La casa è plurale: se non l'abita una famiglia, l'abitano gli angeli o i fantasmi. Nessuno ti restituisce la famiglia infranta; e allora ami tuo figlio barricandoti nella sua infanzia, quando il suo mondo coincideva col tuo.
Così pensava quel padre in solitudine - perché i matrimoni non durano più una vita - che vedeva andar via la domenica pomeriggio i loro figli dopo il pranzo con lui.
Prima andò via sua figlia, alla stessa ora domenicale in cui perse la madre di lui. Poi andò via suo figlio, con la sua ragazza, quando sopraggiunse l'imbrunire. Come mai gli accadeva, quella volta lo sfiorò un magone quando li vide andar via.
Vedeva il suo ragazzo andare incontro alla sua vita, chiudere la doverosa parentesi, riprendersi i suoi anni, le sue sere. Lui li spiava mentre si organizzavano a partire, loro se ne accorsero e lui rientrò in casa, fingendo faccende.
Sentiva la malinconia degli abbandoni, vedeva
suo padre in suo figlio, sua madre in sua figlia, e in lui il deserto.La solitudine tornò sovrana nella casa vuota. Finì il rumore, pesava il silenzio. Le famiglie finiscono ma le cerimonie d'addio durano anche una vita.
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