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La solitudine si fa in «Tre»

Sergio Rame

Tre monologhi, tre colori e tre atmosfere diverse ma con un unico comune denominatore: la solitudine. Il sarcasmo caustico e l'ironia velata si mescolano in uno spettacolo tragicomico che passa repentinamente dal riso al pianto, dalla leggerezza al raccapriccio. Al Nuovo Teatro Oscar Roberto Ciufoli porterà in scena, «Tre» di Massimiliano Bruno. L'esausto, l'insonne e il calmo. Le atmosfere orientali del primo monologo, La bulgara, accompagnano un rappresentante di clessidre in una Sofia abbandonata a se stessa. Una meravigliosa ragazza si offre nella speranza di avere in cambio il tanto agognato Occidente, l'uomo si arrampica sugli specchi e persegue a fini sessuali un sogno biondo e assolutamente raggiungibile nell'intento di assecondare il suo ruolo spietato di italiano carnefice. Otterrà quello che vuole e capirà chi è. Gli ultimi sessant'anni di storia italiana fanno, invece, da cornice alla Mia famiglia. È la semplice storia di un uomo, dagli albori della vita fino al suo declino: insicurezze adolescenti, speranze giovani, sicurezze adulte e inerzie anziane. L'avanzare del tempo scandisce la vita di un uomo qualunque che nasce, cresce, spera e muore.

«Come una piccola vite all'interno di un ingranaggio rodato - spiega Ciufoli - il protagonista del secondo atto vive la vita come tutti gli altri, come un passeggero su un autobus che fa il biglietto e aspetta ordinatamente il capolinea».
Nuovo Teatro Oscar, via Lattanzio 58 da stasera 20.45, informazioni allo 02-5519.6754

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