Sollecito si laurea in cella e viene trasferito

da Perugia

Doveva essere una festa. Una di quelle rare occasioni destinate a essere incorniciate nella mente tra i mille ricordi di una vita. Invece per il neolaureato Raffaele Sollecito non c'è stata la concitata attesa fuori dall'aula magna, non ci sono state le foto in posa, i fiori e il divertimento con gli amici. Ma solo tanta emozione, qualche lacrima del padre Francesco e poi la partenza in gran segreto verso un altro carcere umbro, quello di Terni. Il trasferimento di cui si parlava già dalla mattina di ieri appare legato «a normali questioni di organizzazione nell'ambito degli istituti penitenziari». Nella casa circondariale ternana sarebbe arrivato nel primo pomeriggio, subito dopo aver avuto un lungo colloquio con la sorella e un'amica.
Sollecito, arrestato tre mesi fa per concorso nell'omicidio di Meredith Kercher insieme ad Amanda Knox e Rudy Hermann Guede, è diventato dottore in Informatica con una tesi in «Programmazione genetica» alla quale è stato attribuito il massimo del punteggio previsto per quel tipo di ricerca. Novantanove su centodieci, questo il voto al termine della discussione durata circa mezz'ora e iniziata con la naturale esitazione di un momento, che tutti si aspettavano si svolgesse in ben altro scenario.
Dopo l'arresto, il ragazzo pugliese non ha voluto rinunciare alla laurea prevista per il 16 novembre scorso e poi annullata. Tramite gli avvocati Luca Maori e Francesco Brusco, ha fatto avere al suo relatore, Marco Baioletti, il capitolo mancante e ha concluso il lavoro in carcere. Poi ieri è arrivato il momento dell'esame davanti ad una commissione composta da sette membri, tutti giunti di prima mattina e usciti dai cancelli di Capanne con computer e cartelle in mano, come se avessero assistito ad una delle tante tesi che si svolgono in questo periodo a Perugia.
A disposizione del ragazzo c'era solo un computer fornito dalla polizia Postale. E l'unico ad ascoltarlo, oltre agli avvocati, il padre. Il gip infatti non ha dato il permesso a nessun altro dei familiari, neppure alla sorella, di essere presente.
Una sola concessione: il vestito gessato grigio e la camicia rosa portati dal papà e «presi nell'armadio di casa» come ha precisato Francesco Sollecito. «Non ho comprato nessun vestito nuovo e nessun regalo di laurea - ha detto - perché questo non è il momento di festeggiare, ma quello di dimostrare l'innocenza di mio figlio».
E proprio al figlio ha voluto dedicare la laurea: «È un'occasione per condividere un traguardo voluto, sofferto, che ha richiesto molto impegno.

Se l'è meritata e quindi la dedico a lui affinché ne possa fare buon uso». Intanto è già tutto pronto per l'iscrizione alla laurea specialistica in «Sistemi intelligenti e multimediali» all'università di Verona. Lontano da Perugia e dal mistero sulla morte di Meredith Kercher.

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