Solo 7 giorni per scovare il germe E l’Ue risarcisce (poco) i coltivatori

Ora persino l’Oms dà la sveglia alla Germania. La fonte del batterio killer, che ormai ha provocato 25 morti e duemilaquattrocento ammalati, dev’essere stanata entro pochi giorni. Guenael Rodier, esperto di infezioni, avverte: «Se non identificheremo la causa dell’epidemia entro una settimana è possibile che non lo faremo mai più». E questo perché le verdure contaminate sono probabilmente sparite dal mercato e sarà sempre più difficile collegare i pazienti ai prodotti infetti. Ma la conclusione è tutt’altro che allarmistica. «Questo significa che non c’è più una contaminazione diffusa e la situazione sta migliorando – traduce in soldoni il virologo Fabrizio Pregliasco -. Tra qualche settimana sarà tutto risolto». Solo gli scienziati, beffati da un batterio anomalo che sguscia come un’anguilla, non saranno contenti. Ma la popolazione di sicuro riacquisterà il gusto di mangiare le verdure. E l’incubo dell’E.coli finirà nel dimenticatoio. Com’è già avvenuto in passato per diverse epidemie che si sono autoestinte.
Ma se gli esperti tranquillizzano, non fa piacere sapere che ieri un caso sospetto è stato segnalato in Canada. L’uomo però ha viaggiato di recente in Germania e ha mangiato prodotti alimentari locali. «Normale, aggiunge Pregliasco, ci sono colpi di coda e nuove infezioni perché il batterio ha un’incubazione di una settimana». Intanto le indagini brancolano nel buio o se preferite, sono allargate a tutto campo. Anche se Pregliasco un’idea ce l’ha. «Secondo me è stato del liquame proveniente da intestino di bovini che ha contaminato l’acqua poi usata per irrigare delle coltivazioni, magari di germogli di soia». È un’ipotesi, ma non convince i tecnici tedeschi impegnati ad analizzare ogni vegetale per scoprire la fonte infettiva. Peccato che questo metodo di ricerca abbia solleva l’ironia della stampa nazionale: «Questo germoglio è troppo intelligente per i nostri ricercatori?» scrivono a tutta pagina i quotidiani nazionali. E come non bastasse, arrivano le proteste degli ospedali tedeschi ormai allo stremo per la gestione dei malati.
Un aiuto concreto in questa situazione caotica arriva dall’Italia. Un laboratorio italiano dell’Iss ha infatti sviluppato un test sul batterio killer che ha ridotto da 6 giorni a 48 ore i tempi di diagnosi della patologia. E il Commissario europeo per la Salute John Dalli ha ringraziato l’Italia davanti all’assemblea plenaria dell’Europarlamento a Strasburgo per questo tempismo. Dalli ha anche ripetuto che la fonte dell’epidemia «è circoscritta e ogni divieto di consumo di frutta e verdura è sproporzionato compreso quello ancora in vigore in Germania».
Ma le rassicurazioni e la corsa contro il tempo degli esperti non rasserena i produttori di frutta e verdura ormai sul piede di guerra. Ieri a Lussemburgo si è tenuto un summit straordinario dei ministri dell’agricoltura della Ue dove il Commissario europeo all’agricoltura ha messo a disposizione un aiuto complessivo di 150 milioni di euro. Una cifra che ministro Saverio Romano ha dichiarato «insufficiente» se l’incertezza sulla fonte del contagio continua. Romano ha poi aggiunto critiche al sistema. «Questa emergenza non è gestita al meglio. è coordinata da una regione fortemente autonoma che negli ultimi tempi ha beccato tre disastri: la cosiddetta mozzarella blu, la diossina animale e oggi l’E.coli». Il malumore serpeggia anche in Spagna. I suoi agricoltori hanno avuto grandi contraccolpi a causa dell’epidemia, inizialmente attribuita proprio ai cetrioli spagnoli e ovviamente non sono soddisfatti di un risarcimento limitato al 30% del valore dei prodotti ritirati.

Finora, infatti, ammontano a 417 milioni di euro le perdite subite dagli agricoltori europei, prima tra tutti la Spagna con 200 milioni, seconda l’Italia con 100 milioni di euro. Ma sarà il Comitato di gestione a dare l’ultima parola sui risarcimenti. E il voto è previsto per la settimana prossima.

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