Con tutta la buona volontà, credo che non ci sia nessuna persona ragionevole che ritenga politicamente più grave imboccare contromano per sbaglio lautostrada piuttosto che cancellare dei particolari da una foto storica da usare nei manifesti ufficiali di unistituzione per commemorare una ricorrenza.
Un contromano può essere argomento da agenti della Polizia stradale; può essere materiale per il ritiro di una patente; può essere spunto per vignette satiriche. Ma, certo, non è argomento politico. E, allepoca dellerrore stradale di Claudio Burlando, proprio così labbiamo trattato. Disapprovando le posizioni di chi, nel centrodestra, aveva convocato conferenze stampa con vigili e codici della strada e di chi aveva personalizzato la vicenda. Ci pensò, come spesso accade, Claudio Scajola a richiamare tutti allordine, spargendo pillole di buonsenso e di garantismo.
Ma proprio perchè allora avevamo derubricato la vicenda per ciò che era - un errore, grave, di guida - troviamo gravissimo quello che è successo con i manifesti sulla Resistenza dai quali sono sparite le armi. Da un lato, perchè non ne capiamo il motivo. Dallaltro, perchè - anche prendendo per buone le spiegazioni di Claudio Burlando e Mino Ronzitti, a cui possiamo anche concedere il beneficio del dubbio - ci pare comunque grave che la giunta e il consiglio regionale non abbiano ancora aperto uninchiesta interna per individuare i colpevoli del taroccamento che ha certamente causato un grave danno di immagine alla Regione. Ecco, se Burlando e Ronzitti vogliono dimostrare la loro assoluta buona fede, questo sarebbe un ottimo inizio.
Insomma, non cè confronto fra il contromano e il manifesto taroccato.
Eppure, incredibilmente, la stragrande maggioranza del centrodestra tace su questa vicenda. A partire da Sandro Biasotti che pure lunedì ha fatto una conferenza stampa apposita per rivendicare la primogenitura sullinvenzione di Slow Fish.
Anche perchè, come dire?, non è che a Genova e in Liguria mancano gli argomenti per polemizzare con chi governa. Trovare quelli che non ci sono è quantomeno curioso. (...)
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