Credo che i «media» (giornali, radio e tv locali) dovrebbero firmare patti «parasociali» per impegnarsi, pur nelle diverse opinioni e linee editoriali, a dedicare almeno una decina d'articoli alla settimana con proposte concrete (non solo sogni) per il futuro della città e della regione.
È però importante che i media non si sostituiscano ai soggetti politici.
Perché il loro ruolo è quello di verificare se gli impegni presi a suo tempo sono stati portati avanti. Un esempio: anni fa ci fu la missione della Regione in Cina con i «media» che diedero i loro punti di vista. Oggi dovrebbero riferire quali risultati sono stati raggiunti e quali no e i perché.
Per quanto riguarda la proposta di Cuocolo probabilmente egli non ha mai lavorato in grandi aziende dove in passato le società di consulenza ed organizzazione aziendale consigliavano modelli copiati negli Usa quali ed altre amenità per cui le riunioni di tanti managers portavano a verbali, action plan, ma alla fine tanta aria fritta
Il modello da seguire per Genova è quello imposto dallAd Marchionne in Fiat, dove prima vengono impostate le linee guida e poi si fanno le riunioni che devono durare mezzora e poi si deve passare allazione che sarà verificata alla riunione successiva.
Ammettiamo che il metodo «Cuocolo» sia percorribile. Siamo certi che progetti come il Terzo valico o la Gronda partirebbero dopo un anno di riunioni?
Inoltre se in tanti decenni non si è fatto il necessario, possibile che le stesse persone o le stesse strutture sonnacchiose, sia pubbliche sia private, si attivino? Sulla proposta di Basso per evitare la fuga di giovani cervelli dalla Liguria, ebbene, credo che non possiamo criticare la politica di incentivi al Mezzogiorno e poi pensare che gli incentivi, da soli, risolvano i problemi.
Ricordo un amico del Ponente la cui famiglia negli anni '50-'60 beneficiò di incentivi, finanziamenti agevolati per il «piano verde» e la sua ditta agricola. Dopo pochi anni, però, i figli andarono a lavorare altrove, lazienda agricola chiuse e di agevolato rimasero solo le case ed i box auto. Nessuno chiese loro come mai dopo gli incentivi l'azienda aveva chiuso. Avrebbero dovuto restituire una quota parte delle agevolazioni a suo tempo avute. Invece nulla.
L'incentivo va bene ma non può essere la «pietra filosofale» dell'imprenditoria perché se affittare un capannone oltre Appennino costa meno che a Genova, chi può si trasferirà da quelle parti. Tempo fa citai lesperienza del falegname Alessio Silva che opera in una sede da 300 metri quadrati, a Bolzaneto, in un capannone della Coop Burlando. E se non fosse perché la moglie è di Sampierdarena, avrebbe già mollato tutto perché in questa città e regione per chi ha voglia di fare ci sono sempre più «tagliole» e intoppi.
Alessio Silva ha chiesto aiuti per finanziamenti agevolati, ma deve far fare la pratica alla Filse; ha chiesto condizioni di credito con la sua associazione di categoria, ma è stato aiutato dal suocero ad avere un tasso migliore perché le associazioni dormono e sono ormai sempre più autoreferenziali, quando va bene, oppure «bracci armati» della politica come nel caso del piano «mercurio» dove la Confesercenti appoggiava il Comune a prescindere, anziché cercare unintesa con i colleghi dell'Ascom.
Per cui le due associazioni facevano come i due galli nelle battaglie: chi vinceva avrebbe dedicato la vittoria alla giunta, non ai colleghi costretti a tirar giù la saracinesca
Questa è Genova, dove la politica ha le sue responsabilità e dove il ceto moderato da oltre 30 anni non è capace di esprimere figure che possano prendere in mano la città. Ha ragione l'on. Cassinelli quando dice che se la giunta Vincenzi dovesse cadere il centro-destra non avrebbe la squadra pronta
In relazione alla politica ligure cè da dire che se la sinistra è ormai presente in tutti i gangli, il centrodestra non ha presenze significative nelle associazioni datoriali, commerciali, manageriali, universitarie, associative. Per cui anche quando dovesse vincere in Regione controllerebbe un palazzo, ma non le varie realtà regionali, dalle associazioni di categoria a quelle professionali, tipo Federmanager, appiattita per decenni sul versante della sinistra. E allora succede che la politica del centrodestra non la comunicano gli addetti ai lavori, ma solo il Giornale-Genova, che fa come un sostituto chiamato a svolgere un ruolo importante e che, tuttavia, non è solo di competenza di un quotidiano d'opinione.
Infine le conclusioni. Va bene fare una riunione di giornalisti al lunedì, purché non diventi unaltra associazione tipo: Propeller Club, Genova Opinione e altre simili. Perché sarebbe solo e soltanto un «dejavu».
Saluti.
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