Solo l’Uruguay può disturbare la vecchia Europa maestra di pallone

Tutti serviti. La vecchia Europa era in crisi? Benissimo, tre squadre in semifinale e le due dive del Sudamerica a casa piangendo calde lacrime. Un pianto in diretta non si nega a nessuno: da Julio Cesar a Kakà e Messi. Ma al mondiale servono gol, più che pianti

Solo l’Uruguay può disturbare la vecchia Europa maestra di pallone

Tutti serviti. La vecchia Europa era in crisi? Benissimo, tre squadre in semifinale e le due dive del Sudamerica a casa piangendo calde lacrime. Un pianto in diretta non si nega a nessuno: da Julio Cesar a Kakà e Messi. Ma al mondiale servono gol, più che pianti. E quelli sono arrivati dal vecchio continente che sarà pieno di problemi, però nel pallone è un marchio di garanzia. Dal 1950 ad oggi, per esempio, sono state tante le volte in cui ci siamo ritrovati con tre semifinaliste, come stavolta. In Germania 2006 furono addirittura quattro (Italia, Francia, Portogallo e Germania) che aggiunte alle tre di oggi, fanno sette in due edizioni. Eppure quest’anno ci poteva stare quel due (europee) più due (sudamericane), che l’ha fatta da padrone ogni volta che il mondiale si è giocato fuori dall’Europa (1950 in Brasile, 1962 in Cile, 1970 in Messico, 1978 in Argentina). E va aggiunto il 2+2 del 2002 in Giappone-Corea quando a Germania e Turchia, si sono aggiunte Brasile e Corea del Sud.
Diciamo che stavolta il vecchio Continente ha quasi infranto una tradizione regalando sorprese. La Spagna, campione d’Europa, era attesa. Ma con lei l’Inghilterra (non raccontiamocela sull’Italia). Invece si sono fatte avanti le outsider: Olanda e Germania. Qualcuno dirà: la Germania è sempre stata una forza di riferimento. Pur fra qualche zoppia è la terza volta, negli ultimi tre mondiali, che si ripresenta alle semifinali e la partita con la Spagna sarà la rivincita della finale europea. Dunque? Dunque stavolta è così nuova (Klose a parte), e così diversa filosoficamente parlando, che poteva rischiare qualcosa.
Invece vatti a fidare delle due dive sudamericane: entrate in ogni pronostico, ne sono uscite scornate brutalmente: l’Argentina da vent’anni ormai non è nelle quattro e il Brasile toppa per la seconda volta di fila. Segnale che il calcio cambia? Può darsi. Ce lo hanno detto anche Paraguay, che ha tenuto botta fino in fondo, e Uruguay che da 40 anni non metteva testa nella semifinale.

Insieme a Olanda e Germania, ce l’ha spiegato la Spagna: si è infilata fra le prime quattro 60 anni dopo la prima e unica volta. Se la giocava nel gironcino con Uruguay, Brasile e Svezia. Arrivò ultima. Ma c’era. Va detto anche ai telecronisti che girano senza l’almanacco Panini in mano.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica