«Tutti abbiamo avuto il collega o il capo insopportabile, che ci ha rovinato la vita». Ma per Maria Latella, direttore del settimanale A, nessun problema con le donne.
La loro cattiveria è un mito?
«Piuttosto è una stupida prevenzione. Le rare volte in cui ho lavorato con un capo donna mi sono trovata benissimo».
Quando è successo?
«La prima esperienza è stata in Rai, fra il 97-98, con Dalle 20 alle 20. La capostruttura era Gabriella Carosio: con lei ho avuto un rapporto bellissimo, mi insegnato molto e la ricordo sempre con affetto».
E ora che è direttore?
«Anche oggi ho dei referenti donna e mi trovo a meraviglia».
Come mai la donna capo è dipinta così?
«Perché ce ne sono ancora poche. Quando saranno di più il criterio di valutazione sarà identico a quello per gli uomini: incapaci, generosi...».
Insomma il sesso non conta.
«No, è solo questione di qualità».
Come sono stati i suoi capi maschi?
«Alcuni meravigliosi. Tutto dipende dalla generosità: la voglia di perdere tempo, di spiegare a una persona perché sbaglia. Se sei generoso, sei un buon capo».
Le sue redattrici la considerano un buon capo?
«Non me lo vengono certo a dire».
Ha delle regole?
«Una base di partenza: non stiamo dipingendo la Cappella Sistina.
Gli aggettivi peggiori che ha sentito riferiti a una donna capo?
«Non ho mai perso tempo con il chiacchiericcio da corridoio: è solo tempo sprecato».
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