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Solo quattro i paesi sviluppati che prevedono età diverse

Sono solo Italia, Messico, Polonia e Svizzera i paesi dell’area Ocse che prevedono età pensionabili diverse per uomini e donne. Il dato emerge proprio da un rapporto dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico del 2007, che sottolinea che in diverse realtà del mondo è in corso un processo di parificazione in questo settore. Solo quattro, dunque, i paesi che mantengono la differenziazione della pensione in base al sesso. Caso a parte quello della Repubblica ceca, dove l’età pensionabile delle donne viene calcolata in maniera diversa anche in base al numero dei figli.
Più che la parificazione tra uomini e donne, nelle realtà dell’area Ocse - un’area vastissima, dell’organizzazione fanno parte 30 paesi, dall’Australia al Giappone, dalla Nuova Zelanda agli Stati Uniti - il problema vero, più che la parificazione uomo donna, è l’innalzamento per tutti, uomini e donne indistintamente, dell’età della pensione. Innalzamento indiscriminato che in molti paesi è già una realtà. L’Ocse ricorda ancora che uno dei principali strumenti utilizzati nelle riforme del sistema pensionistico è stato appunto l’aumento dell’età. Nella maggior parte delle realtà si va in pensione a 65 anni, in Islanda, Norvegia e Stati Uniti l’età standard è 67 anni. Ma anche Danimarca, Germania e Regno Unito puntano all’innalzamento dell’età pensionabile.

Insomma, la proposta lanciata dal ministro Brunetta è perfettamente in linea con gli standard mondiali.

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