È scomparso sabato a Como, per un attacco cardiaco, Francesco Somaini, protagonista della scultura italiana contemporanea. Aveva settantanove anni. Nonostante dovesse da tempo sottoporsi alla dialisi, aveva lavorato intensamente fino allultimo, progettando proprio in questi mesi una serie di opere dedicate allo tsunami e agli sconvolgimenti della natura di cui siamo continuamente testimoni.
Era un tema drammatico che gli era congeniale. Somaini, del resto, ha incentrato tutta la sua scultura sullidea di tensione. Nelle sue opere la materia si torce, si gonfia, si divincola, come spinta da unirrequietezza interiore. Questo slancio incessante può assumere leleganza del moto ondoso, degli avvitamenti di una spirale, raccogliendo leredità del Liberty da un lato, e di Boccioni dallaltro, ma racchiude anche una dimensione più drammatica. Lo si vede, per esempio, in una delle sue opere più famose, il Monumento ai Marinai dItalia, che, col Monumento a Missori di Ripamonti, è la più bella scultura moderna che cè oggi a Milano: unonda che si alza nel cielo, ed è insieme materia e anima, architettura e musica, ala e acqua. Ma, soprattutto, è qualcosa che tende verso linfinito.
Francesco Somaini nasce a Lomazzo (Como) nel 1926 e compie studi di giurisprudenza a Milano e a Pavia. Ancora ragazzo (1938) apprende i primi rudimenti della scultura presso lo scultore comasco Pietro Clerici, che gli fa conoscere Medardo Rosso, Rodin, Carpeaux. Frequenta poi lAccademia di Brera sotto la guida di Manzù, e completa la sua formazione attraverso i viaggi in Europa (nel 1944-45, fra laltro, è a Basilea, dove frequenta Meret Oppenheim, che gli fa conoscere il surrealismo) e attraverso lo studio dellarte moderna, soprattutto di Picasso, Lipchitz, Arp.
Nel 1948 esegue le sue prime opere, di ascendenza figurativa e naturalistica. Subito dopo (Monumento al prigioniero politico ignoto, 1952) si interessa alla sintassi neo-cubista, sviluppando contemporaneamente una profonda attenzione alla dimensione materica della scultura. I volumi delle sue opere, in questo periodo, sono nettamente squadrati, ma la loro superficie è irregolare e lievitante. Perché vuole dar conto della vita, non solo della geometria.
Alla metà degli anni Cinquanta Somaini si avvicina allinformale, in modi però autonomi, ponendo al centro della sua poetica una forma dinamica e germinante, carica di tensioni e di torsioni (Forza del nascere). La forma non viene mai cancellata del tutto, anche se si sviluppa e cresce liberamente. Emerge già in questa fase lamore per larte barocca, gotica, come per larte liberty ed espressionista, che rimarrà una costante del lavoro dellartista. Unopera come Canto aperto è quasi una dichiarazione di poetica: la forma, per Somaini, è sempre una ricerca di armonia che si dilata nello spazio e nel tempo.
Nei primi anni Sessanta lartista trova ispirazione in temi che alludono a ferite, a distruzioni epocali (Memoria dellApocalisse), ad aspirazioni metafisiche (Prometeo, 1963), pur senza cancellare il vitalismo manifestato nel decennio precedente. Intanto approfondisce il rapporto fra scultura e architettura, che prelude alla stagione delle grandi opere monumentali.
Intorno al 1975 nascono le Tracce, che sviluppano la dimensione longitudinale e pavimentale della scultura, accompagnandola con lidea di una «matrice» che percorre e corruga la superficie.
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