«Si sono sparati tra di loro, hanno avuto una discussione e uno ha preso il Kalashnikov uccidendo un compagno, ma i vostri marinai sono salvi. È avvenuto tutto sulla costa, lontano dalla nave, i miliziani ci confermano che i vostri connazionali non si sono accorti di nulla». Mowliid Haji Abdi, direttore di una televisione di Bosaso in stretto contatto con i pirati di Lasquray, ricostruisce al telefono col Giornale la sparatoria di sabato sera, quando una discussione tra i filibustieri, che tengono in ostaggio il rimorchiatore italiano Buccaneer, si è conclusa con l’uccisione di uno di loro. Secondo il giornalista, la fazione dei «pochi, sporchi, ma subito» decisa ad incassare e mollare gli ostaggi, si sarebbe scontrata con gli oltranzisti decisi a far fruttare il più possibile i 16 ostaggi. E dopo i primi insulti la parola sarebbe passata ai Kalashnikov con immediato abbattimento di uno dei contendenti. Altre voci riferiscono di un assalto all’imbarcazione da parte di un gruppo rivale deciso a impossessarsi di quel capitale umano.
L’insenatura di Lasqurais si trova in una sorta di terra di nessuno al confine con il Somaliland, l’altra regione autonoma del Nord della Somalia, che da tempo rivendica il controllo del porto e della circostante regione di Danaag. Lo scorso giugno, dopo un’altra scorreria dei pirati e la cattura di quattro ostaggi occidentali, le milizie del Somaliland erano entrate a Lasqurai e avevano occupato il porto mentre «pirati» e «forze di sicurezza» del Puntland fuggivano sulle alture.
La vicenda del Buccaneer, il rimorchiatore italiano catturato alla vigilia di Pasqua e dirottato nella baia di Lasquray, sembra insomma complicarsi. A rendere più incerte le trattative per la liberazione dell’equipaggio composto da dieci italiani, 5 romeni e un croato, si aggiungono le accuse di Mohamoud Said Nur, governatore della zona in cui è attraccato il Buccaneer. Secondo Said Nur le due bettoline trainate dal Buccaneer erano piene di rifiuti tossici. «Dobbiamo dirlo chiaramente, sia il rimorchiatore italiano sia i due pescherecci egiziani sono stati sequestrati da forze della sicurezza locale e le ragioni del sequestro – dichiara il governatore - non hanno nulla a che fare con la pirateria». Pirati e forze di sicurezza del Puntland sarebbero, insomma, la stessa cosa e il blocco del rimorchiatore sarebbe stato deciso per evitare la dispersione delle scorie. «Il rimorchiatore italiano trasportava due contenitori di sostanze tossiche possiamo confermarlo... il suo equipaggio ha cercato di sbarazzarsene buttandoli in acqua sotto i nostri occhi... vogliamo solo giustizia – sostiene il governatore - non siamo alla ricerca di riscatti». Le voci di fonte somala su un presunto coinvolgimento del Buccaneer nel trasporto di scorie tossiche sono state già smentite dalla Micoperi, la società armatrice di Ravenna. Ieri la Micoperi ha ricordato che le due chiatte al traino del rimorchiatore erano assolutamente vuote.
Il numero degli ostaggi in mano alle gang somale continua intanto ad aumentare. Ieri nelle regioni centrali intorno al confine etiope un comando armato ha rapito un cooperante belga e uno olandese della sezione belga di Medici senza frontiere.
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